sabato 26 maggio 2012

2x27 - A due anni dalla sua conclusione, il papà di LOST ci racconta il finale

Che l'abbiate vista oppure no, l'avete almeno una volta sentita nominare, LOST. La serie cult più discussa, chiaccherata, seguita e misteriosa dell'ultima decade ha catalizzato l'attenzione di milioni di telespettatori in tutto il mondo per sei anni consecutivi, e sono molti i fan rimasti insoddisfatti del finale. Se i rapporti tra stampa, media e personaggi dello spettacolo è sempre stato conflittuale, immaginate cosa voglia dire per un produttore televisivo confrontarsi con un fan deluso dal suo show. E' quello con cui dovrà misurarsi a due anni dal suo termine, uno dei papà della serie, Damon Lindelof (Prometheus, Once Upon a Time), in una videointervista rilasciata a On The Verge, in cui si esprime sul finale. Se avete quindi dubbi, perplessità o lamentele al riguardo, proseguite dopo il salto per scoprire se troveranno risposta... 

 
A LOST hanno lavorato diverse persone, fra cui spiccano nomi importanti come quelli di J.J. Abrams (Alias, Star Trek, Fringe) e Carlton Cuse (Arma Letale, Indiana Jones, Nashville), ma in quanto co-creatore, Lindelof, non fa da scaricabarile, ed anzi, si proclama responsabile principale di tutte le scelte che hanno portato la serie a concludersi in questo modo. Afferma che l'unico rimpianto che ha, è stato quello di aver dichiarato inizialmente nel corso di un'intervista "tutte le risposte arriveranno", cosa che dalla seconda metà della terza stagione ha ben pensato di non affermare nuovamente, conscio di quando sarebbe terminata la serie. Infatti, dapprima figurava l'improvvisazione dedita a mantenere vivo l'interesse del pubblico nei confronti dello show disseminando mistero e suspance a destra e a manca mantenendo alti gli ascolti e suggerendo al network un rinnovo per permettere la risoluzione delle incognite in sospeso nella stagione a venire; stratagemma indispensabile e d'uso comune quando non si sa quanto avrai l'occasione di raccontare. Con la consapevolezza della conclusione della serie alla messa in onda della sesta stagione, Lindelof ha dichiarato che continuare a visionare la serie solo per ricevere tutte le risposte, avrebbe significato rimanere insoddisfatti del finale


Damon spiega meglio questo suo punto di vista prendendo una delle scene chiavi di The Matrix: la sequenza in cui l'Architetto spiega a Neo cosa c'è dietro alla Matrice, è una delle cose peggiori che siano mai state girate, e volevano categoricamente tenersi alla larga dal realizzare qualcosa di simile. Facendo una critica costruttiva a sé stesso si potrebbe dire che il finale equilbrato risiederebbe nel mezzo tra la scena dell'Architetto in The Matrix dove è stato detto troppo e il finale di LOST dove è stato detto troppo poco; tuttavia fra le due, sicuramente il primo rischia di far perdere la magia che caratterizza il prodotto, prediligendo il secondo. In sostanza, potremmo definire la linea di pensiero dell'uomo con un: non tutte le domande dovrebbero avere una risposta. Le parole di Lindelof trovano conferma in un episodio molto caro ai fan, "Al di là del Mare" (quindicesima puntata della sesta stagione), che ha diviso molti fan iniziando ad introdurre risposte inerenti ad alcuni misteri e personaggi, ma che nonostante la sua importanza, risulta una delle puntate a cui l'uomo è meno legato proprio a causa della struttura narrativa: informazioni su informazioni che si sussegueno al solo scopo di fornire allo spettatore parte di ciò che voleva, nessun nesso con i personaggi su cui avevano lavorato negli anni in precedenza.


Lindelof ribadisce che tutto ciò che è successo nella serie è reale: l'aereo che precipita, il fumo nero, i viaggi nel tempo, l'isola che si sposta, la botola che implode, la morte di Jack. L'idea di LOST era quella di rendere palpabile il concetto di Purgatorio, rappresentato dall'isola stessa, cosa che molti fan hanno capito in maniera quasi istantanea quando l'aereo è precipitato e ha fatto sì che persone apparentemente sconosciute tra di loro ma in un qualche modo connesse e con le rispettive esistenze alla deriva, si incontrassero trovandosi uniti nella tragedia; da qui il titolo LOST che trova più coerenza nella metafora di coloro che hanno perso la via, più che nel senso figurato di coloro che sono dispersi. Non è un caso che i personaggi che giungono alla fine del loro percorso, poco dopo spirino, quasi come se si fossero guadagnati il Paradiso. Seguendo questo filo logico, ci è chiaro come Damon e gli altri showrunner abbiano più a cuore l'interazione tra i personaggi e la reciproca compensazione che li porta ad aiutarsi e risolvere i rispettivi problemi a dispetto di come bene e male abbiano preso piede sull'isola, chi essi siano e cosa rappresentano in termini spirituali, esoterici e narrativi: concentrarsi sulla soluzione del problema a dispetto dell'origine.  


Il papà di LOST conclude dicendo che quando creano un mistero da presentare allo spettatore, sanno già dove andare a parare con la soluzione dello stesso e che la risposta dei fan al problema, conta tantissimo, visto che quando pensano ad una soluzione, sono i primi nel momento in cui valutano gli eventuali sbocchi narrativi a vagliare differenti scenari e le conseguenti reazioni, dato che a loro volta sono fan: la stessa reazione che il pubblico ha dopo aver assistito ad un colpo di scena, l'hanno avuta anche i creatori dello show mesi prima di girarla, solamente scrivendone il copione.

Soddisfatti? Se la risposta è no e volete saperne di più, non rimane che provare ad intervistare Damon Lindelof fra un altro paio d'anni, sia mai saremo più fortunati!

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