domenica 28 dicembre 2014

4x24 - Il Ragazzo Invisibile che andava visto

Il Ragazzo Invisibile mi ha letteralmente spaccato a metà.
Alcune cose funzionano sorprendentemente bene per essere una produzione italiana, altre invece vanno molto male proprio perché sono cliché tipici delle produzioni nostrane... ma bando alle ciance e come Salvatores ha sperimentato qualcosa di nuovo portando questo film al cinema, io farò altrettanto scostandomi dalle solite recensioni e limitandomi ad elencare cosa funziona (in verde) e cosa non funziona (in rosso) qui di seguito.

 

Gli "Speciali". Il Ragazzo Invisibile mostra la creazione di una mitologia ben studiata, ambiziosa e piuttosto estesa su un ramo internazionale e di un mondo talvolta solo accennato che offre margine di esplorazione in eventuali sequel, prequel e spinoff se non persino in un ambiente cross-mediale (del resto già esistono il romanzo ed una miniserie a fumetti).

 La prima cosa che salta all'occhio è il target del casting. All'estero prendono over20 per interpretare teenager: vedi un ragazzo che sembra un po' più grande della sua età e forse anche più sgamato. Artificioso? Sì, ma funziona ai fini narrativi, e quindi può starci. Nello stivale si è scelto di seguire il procedimento opposto: per interpretare i teen di turno si è ricorso quasi a dei pre-adolescenti. I protagonisti si esprimono male, mostrano infantilismo ed ingenuità tipiche di bambini di quinta elementare se non della prima media: non c'è voglia di divertirsi in linea con l'età, sono totalmente assenti pulsioni sessuali e c'è una visione dell'amore romantica per nulla in linea al testosterone contemporaneo, figlio della tecnologia e precoce nei concetti quanto negli approcci.


Le scene d'azione sono ben realizzate: coreografia dei combattimenti di buon livello, spettacolarità nella regia delle inquadrature ed effetti speciali dosati ma ben credibili (a tal proposito, il trailer è completamente fuorviante). Nulla che faccia gridare al miracolo se paragonate a produzioni estere, ma la marcia in più si vede eccome e tale gli va riconosciuta.

I cattivi sono un frutto di stereotipi completamente slegati al contesto storico. La storia si svolge ai giorni nostri ma i nemici sembrano provenire direttamente dagli anni "80, e non nell'accezione positiva del termine. Si è scelto di dare un'impronta originale agli heroes, perché non fare altrettanto coi villains di turno senza cadere nei cliché tipici che puzzano di già visto in altri film?

 

Una profonda consapevolezza delle radici italiane si respira dall'inizio alla fine e questa volta in accezione estremamente positiva. Si vede che ci si trova di fonte ad un prodotto nostrano, ma trattare il tema di conseguenza ripaga eccome mostrando una nuova chiave di lettura interessante e che con un cast un po' più maturo e con esperienza avrebbe sortito un'impressione ulteriormente positiva.

Michele non si diverte. Un adolescente che ottiene il potere dell'invisibilità sa fin troppo bene come usarla (siamo stati tutti adolescenti, e tutti almeno una volta ci abbiamo pensato), e lo spettatore non riesce ad immedesimarsi nel protagonista che sembra gestire i poteri stessi come se fosse un adulto tormentato. E questo va in netta controtendenza a quanto mostrato col punto uno di cosa non funziona (leggete sopra)! Si passa dall'essere bambini all'essere adulti a seconda del contesto, ed essendo un percorso di formazione manca la parte fondamentale: l'adolescenza, la via di mezzo che non si respira nel corso della storia.


Gabriele Salvatores ha realizzato un esperimento incredibilmente coraggioso che colpisce e sorprende in diversi punti (il secondo ed il terzo atto in particolare), ma si vede che non mastica il ramo supereroistico dato che attraverso il fantastico scorda di trattare concetti importanti come il divertimento e la spettacolarizzazione (fine a sé stessa e non per un bene più grande), spingendo a più riprese il piede sull'acceleratore del consueto pippone italiano che poteva essere evitato o trattato in modo completamente diverso per svecchiare ancora di più un progetto che con tutte le ingenuità del caso nel complesso si presenta parecchio interessante. Il Ragazzo Invisibile non mi ha completamente soddisfatto ed è pieno di difetti, ma non mi fa rimpiangere la spesa del biglietto perché è stato in grado di mostrarmi una nuova faccia del cinema italiano che ci ha provato ed io a questo tentativo ho sentito il bisogno di dare almeno un'opportunità. Fosse solo per non trovarmi in mezzo a quella mandria di ipocriti che ripete fino allo sfinimento quanto in Italia si facciano sempre le solite cose e poi non offre il suo supporto quando qualcuno (e in questo caso un Premio Oscar) prova a cambiare le cose.

mercoledì 10 dicembre 2014

4x23: The Librarians, il Doctor Who americano

Ieri sera ho visionato la doppia premiere di The Librarians.
E fra le altre cose, ci ho trovato una biblioteca che viaggia nello spazio e nel tempo, un antico manufatto maledetto che trasforma la gente in zombie, guerrieri ninja in Oklahoma e la spada nella roccia a Buckingham Palace. Già, come avrete intuito Il pilot mi è piaciuto davvero tantissimo, ma prima di parlarvene però, urge una piccola premessa.




The Librarian è un franchise originale di TNT e Warner del 2004, e nasce come tv movie che racconta le avventure di Flynn Carsen, bibliotecario della Metropolitan Public Library, il cui scopo è proteggere manufatti dagli antichi poteri magici da potenti organizzazioni criminali. Al di sotto della biblioteca pubblica infatti, ve n'è nascosta un'altra che esiste sin dall'alba dei tempi e che possiede un proprio volere ed una propria identità, conferendo il titolo di Bibliotecario ad un unico prescelto che verrà sostituito solo ed esclusivamente al momento della sua morte. Il film piacque talmente tanto che nel 2006 e nel 2008 diede vita a due seguiti formando una trilogia. Solo lo scorso anno TNT decide di fare il salto trasformando il brand in una vera e propria serie tv.

 
La serie tv si pone come sequel dell'omonima trilogia, ma offre tutti gli elementi per comprendere a pieno la mitologia della saga anche se non si è visto i film. Senza addentrarmi più del dovuto nella trama vi basti sapere che la Biblioteca sceglie per Flynn un Guardiano e per una serie di circostanze che andrete a scoprire guardando la doppia premiere, l'incontro di una squadra di apprendisti bibliotecari con diverse abilità al di fuori del comune che andranno a compensarsi a vicenda. Infatti, ciò che la serie tv vuole fare a differenza dei film è introdurre un nutrito gruppo di protagonisti a cui il Bibliotecario originale lascia il testimone (infatti Flynn è una presenza costante nel pilot ma diventerà guest-star negli episodi a venire), con diverse abilità e soprattutto approcci alla soluzione dei vari misteri che la serie presenterà; questo dona respiro alla serie e getta anche alcune incognite sul prosequio della stessa, riusciranno a sopperire il carisma del Bibliotecario originale? Onestamente i dubbi restano visto che Flynn nei primi due episodi è stato il mattatore assoluto delle vicende, rubando scena agli altri.


The Librarians non è una serie per tutti.
Mi sento di consigliarla spassionatamente a chi ha apprezzato prodotti quali Indiana Jones, Doctor Who e Relic Hunter a cui attinge a piene mani. Quando l'eccentrico e saccente Flynn si presenta dicendo: "Sono il Bibliotecario", nella vostra testa potete sentire "Sono il Dottore"; il rapporto fra il Bibliotecario e il suo Guardiano ricalcano molto quello del Dottore e della Companion mettendovi comunque del prorpio: Flynn combatte ma non è un guerriero, all'azione mescola sempre ingegno e scienza; e il mondo in cui i personaggi si muovono sfugge alle regole sfidando l'impossibile e portando -letteralmente- qualsiasi cosa all'interno della trama: dai vampiri ai cavalieri della tavola rotonda, dai licantropi agli alieni, dai cyborg a Babbo Natale... chiunque e qualsiasi cosa può diventare uno spunto narrativo per un episodio. Ed è proprio questo elemento che non la rende una serie per tutti: solo chi ha ben chiare le regole e i limiti di questo tipo di produzioni può muoversi all'interno di esse trovandole davvero entusiasmanti e divertenti, per altri potrebbe sembrare di avventurarsi in qualcosa di trash senza precedenti.

giovedì 4 dicembre 2014

4x22 - The Brave. Or The Bow


Che figata pazzesca.
Tranquilli, che nonostante l'hype non farò spoiler.
Dovrei uscirmene con qualcosa di un tantinello più eloquente, ma davvero, è impossibile se siete amanti di supereroi, comics e derivati, non risultare entusiasti da quanto è stato fatto nel crossover fra Arrow e The Flash. Suddiviso in due puntate di ambi gli show al loro ottavo episodio, la storia si mostra estremamente rispettosa delle nature dei due format, concedendo una visione alternativa dei personaggi che tutti conosciamo senza snaturarne la scrittura: sappiamo che a Central City ci sono metaumani, superpoteri e battute taglienti e quasi tutto è possibile, così come sappiamo che a Starling City la città è cruda, i nemici possono ucciderti a sangue freddo e si è costretti a sporcarsi le mani perché il gioco si fa duro... e consci delle rispettive chiavi di lettura di entrambi gli show, Barry ed Oliver si misurano con i rispettivi difetti e si compensano con i rispettivi pregi nell'approcciarsi al cattivone di turno e al primo vero e proprio teamup: Barry è in grado di donare umanità, cuore e compassione ad Oliver oltre che mettere a frutto la sua intelligenza e l'incredibile supervelocità; dal canto suo Oliver ha esperienza e maturità e sa essere un grande mentore per Barry riuscendo addirittura ad insidiarlo in combattimento. 


 E la cosa più bella da appassionato di fumetti oltre che fan di ambe le serie tv, è proprio riuscire a vedere come due prodotti così diversi funzionino insieme nella maniera più armonica: dai personaggi secondari ai contesti narrativi, dalla colonna sonora che arrangia i principali temi dei protagonisti l'uno nelle serie dell'altro agli effetti speciali che uniscono i loghi degli show per celebrare l'evento.


 Il crossover ripaga citando a destra e a manca personaggi dapprima solo accennati, la possibilità di un universo più grande e condiviso da altri eroi di cui seppur non si parla probabilmente sono sempre stati lì (che ci si prepari a cosa arriverà POI?), attingendo a piene mani dalle mitologie dei rispettivi programmi mostrandoci nuovi volti e vecchie conoscenze pronte a fare ritorno.


In conclusione, questo crossover rappresenta tutto ciò che un appassionato di comics desidera. Conscio dei limiti, del target di riferimento della natura del prodotto, TheCW ha pigiato il piede sull'acceleratore ed è andata oltre, soddisfando a pieno le aspettative e lasciandomi per la prima volta completamente appagato da quanto andavo guardando. Perché quindi non darò 10 pieno? Perché siccome quest'esperimento è destinato a ripetersi in futuro, auspico possa migliorarsi ancora di più. Ma l'universo condiviso da DC Comics in tv funziona, eccome se funziona.

Consigliatissimo.

mercoledì 12 novembre 2014

4x21 - La scrittura di Bruno Heller: parallelismi fra Gotham e The Mentalist

Mi sono finalmente rimesso in pari con The Mentalist. Ero curioso di capire perché il pubblico dicesse che Bruno Heller "ha rovinato tutto", ebbene, dopo l'episodio che chiude definitivamente il conflitto con la nemesi della serie, Red John, sono riuscito a scoprirlo: la serie è sottoposta ad un cambio di registro costante, in cui si passa dalla commedia al sentimentale, dall'action all'investigativo, da episodi prettamente verticali ad archi narrativi composti da poche puntate... insomma, gli ultimi episodi della settima stagione di The Mentalist non sono altro che una fase embrionale di quanto Heller sta facendo ora con Gotham.

 
Lo spettatore tuttavia ha ben ragione di restare 'sorpreso', in quanto nell'arco delle prime sei stagioni Heller ha sempre seguito uno schema fisso da cui non è mai uscito: apertura stagionale collegata a Red John, episodi di natura verticale che approfondiscono orizzontalmente la crescita dei comprimari, mid-season finale ricollegato a Red John, altri episodi di natura verticale con accenni al background dei vari personaggi fra cui il protagonista, doppio season finale dedicato a Red John con relativo cliffhanger annesso.

La domanda sostanziale che lo spettatore si è posto è: "ora che Patrick ha trovato Red John, che senso ha continuare la serie?" Risposta: The Mentalist è un percorso.



Patrick è sempre stato ossessionato da John per quello che lui aveva fatto alla sua famiglia e a tante persone lui care, in particolar modo è possibile leggere il rapporto Patrick/John come quello di Batman/Joker -con tutte le differenze e licenze creative del caso-, al punto che lo spietato serial killer aveva condizionato anche i titoli di tutti gli episodi della serie che dal pilot avevano il colore rosso... finché una volta stanato e sconfitto il nemico, si scopre quello che spesso in questo genere di brand non si esplora mai: le conseguenze dopo l'epilogo, scoprire cosa viene dopo. Come passerà Patrick il resto della propria vita? Quale sarà l'approccio al suo lavoro? Come gestirà le conseguenze dei suoi gesti? Sarà in grado di aprire di nuovo il cuore a qualcuno? A tutte queste domande Heller sta provando a darci una risposta, e smetterà di farlo con la prossima stagione.

John era un punto d'arrivo, non il traguardo.
Onestamente io mi sento di PREMIARE Heller, e non di condannarlo.
Fa quello che qualsiasi autore teme di fare con la propria opera perché teme il giudizio del pubblico: snatura, cambia, sperimenta, osa, prova, tenta, scopre... ben venga chi esce dagli schemi e prova a fare qualcosa di diverso, soprattutto riuscendovi! Ci fossero più menti simili in tv, usciremmo dagli schemi canonici a cui la televisione ci ha abituati e rivaluteremo più facilmente alcuni generi che evitiamo di proposito!


Ora so che potreste dirmi: "ma se apprezzi questo schema in The Mentalist, perché lo hai condannato in Gotham?" Semplicemente perché The Mentalist non è vittima delle stesse ingenuità di Gotham! La verticalità delle indagini è originale, profonda e non stereotipata, i personaggi si muovono da soli e con un percorso stabilito che non hanno fretta di percorrere, nessuno è in scena forzatamente o interagisce con altri senza un motivo ai fini di trama. Adesso i più puntigliosi diranno: "ma Gotham è tratto da un fumetto, non puoi pretendere che..." ALT. Vi interrompo maleducatamente per dirvi che l'approccio della serie è stato a più riprese dichiaramente destinato ad un pubblico maturo, in grado di intrattenere un pubblico di adulti, esattamente come The Mentalist che per certi versi si è persino mostrato meno crudo di quanto ha fatto il prequel di Batman.

È per questo che mi arrabbio con Heller.
Non perché "ha rovinato tutto" con The Mentalist, ma perché non è riuscito a produrre la stessa qualità con Gotham
, quando si ha un vantaggio aggiuntivo: la possibilità di esplorare personalità già scritte da terzi ed il successo commerciale che ne deriva, anziché sfruttare una proprietà originale. Questo comporta maggiori aspettative? Assolutamente, ma anche ascolti più facili. Onestamente è più facile portare ascoltatori e curiosità ad un prodotto che si presenta come "l'origine degli eroi e dei villain appartenenti all'universo del personaggio più carismatico e famoso di DC Comics che oggi compie 75 anni" che "la storia di un mentalista che prova a catturare il killer che gli ha ucciso la famiglia", è necessario essere realisti.


 Molti dicono che The Mentalist naviga in cattive acque in termini d'ascolti, in realtà non è così: la serie ha perso ascolti in seguito a questa sperimentazione, ma i risultati s'attestano comunque al di sopra degli 11.000.000 solo in live, figurarsi aggiungendovi i risultati di registrazioni, streaming legali e repliche. E se questi sono gli ascolti OGGI, immaginate prima del climax di Red John a che punto erano. Ricordiamoci che Gotham al suo meglio non ha raggiunto i 9.000.000, un risultato molto buono per il primetime FOX che però non è riuscito a mantenersi stabile e che sicuramente visto quanto fatto da Heller stesso con The Mentalist su CBS, è al di sotto delle aspettative previste.

Perché tutti questi parallelismi fra i due show?
Perché fortunatamente "tornerà la luce." [cit.]

Gli ultimi due episodi di Gotham sono quanto di più mentalistiano sia stato prodotto: puntate con il carisma di un season finale e finalmente una struttura fissa già usata prima (la novità di questa settimana nel registro di Gotham è che per la prima volta "non ci sono novità") che consiste in: indagine verticale da una parte e prosecuzione orizzontale dall'altra, ma con un approccio più maturo ed accattivante che strizza sì l'occhio ai toni del fumetto e che si dimostra ancora piuttosto ingenua, ma che porta alla luce l'introspezione dei personaggi, momenti puramente action ed un attacco al capitalismo con analogie d'autore. Ora i personaggi iniziano a muoversi da soli, chi prima sembrava dovesse stare nella serie per inerzie e fosse rilegato a comparsate forzate con i comprimari anche quando non aveva ragione di trovarsi lì ha uno scopo e tutto sembra collegarsi in modo naturale e con i propri ritmi. Gotham sta iniziando a respirare rispettando la leggendaria mitologia dei fumetti da cui è tratta e al contempo mettendo del proprio attingendo a piene mani dall'esperienza che Heller ha accumulato negli scorsi mesi.


In ambito televisivo Bruno Heller è diventato uno dei miei autori preferiti, ben lungi dalla perfezione ma allo stesso tempo estremamente innovativo, ricco di personalità e coraggioso, e che va quindi premiato perché prova a svecchiare un genere spiazziando il proprio pubblico con risultati più riusciti di altri. Ora che ho visto come la stesura di The Mentalist ha influenzato la prima stagione di Gotham, la curiosità che mi preme di più assecondare è scoprire come la stesura di Gotham influenzerà la stagione finale di The Mentalist.

martedì 4 novembre 2014

4x20 - Gotham: considerazioni e dubbi sotto l'ombrello del Pinguino

 
Al settimo episodio, Gotham sforna una puntata dalla struttura esclusivamente orizzontale e che ha ritmi, tensioni e colpi di scena degni di un season finale. Continuo a ritenermi perplesso delle scelte stilistiche di Bruno Heller: mescola elementi camp e grotteschi a risvolti narrativi potenti, intervallando grandi idee ed esecuzioni tanto povere quanto lineari. Questa altalena di qualità si sente sin dal pilot e mette lo spettatore di fronte ad un prodotto che alterna carisma e banalità con estrema naturalezza. Viene spontaneo chiedersi se alcune cose sono state ponderate sin dall'inizio o maturate a posteriori, certo è che "L'Ombrello del Pinguino" è ad oggi il miglior episodio dal lancio della serie e racchiude situazioni, scenari e confronti che essendo un prequel si pensava potessero giungere solo in un season finale se non nell'avvicinarsi ad un series finale.


Ho sempre cercato di essere il più oggettivo possibile, e questo mi ha portato ad essere parecchio duro nei confronti di Gotham, ma questa volta mi riesce difficile bocciare un episodio che tiene incollata l'attenzione dello spettatore dall'inizio alla fine.

Il problema a questo punto è quello che verrà poi. Con una puntata a questi livelli come si può alzare ulteriormente la posta in gioco per i successivi quindici episodi? Il timore è che ci sia un grosso calo di climax ed un ritorno al cattivo della settimana con verticalità annessa in attesa di altri momenti forti sparsi qua e là -struttura che per altro Heller da anni usa già con The Mentalist- , lasciandomi un punto interrogativo grande quanto una casa sul cliffhanger scelto per il finale di stagione. Il perché arrivo a formulare queste congetture è presto detto: tutto ciò che pensavo (e speravo) potesse succedere molto più avanti nella storia, è accaduto in questa puntata, e per quanto riesca ad immaginare eventuali sviluppi di alcuni personaggi, le pedine in gioco non potrebbero essere spodestate visto che in futuro saranno ancora sulla scacchiera nei fumetti che tutti conosciamo. Accade tutto troppo in fretta e non siamo neanche a metà della prima stagione. E a questo punto rilancio un'ipotesi, e se Gotham avesse in mente l'utilizzo di timeskip? Far crescere i personaggi grazie al passaggio generazionale permette di affrontare tematiche altrimenti inesplorate e tenere sempre alti i livelli narrativi.


È davvero presto per preoccuparsi, ma dopo cinque puntate così così, una puntata molto buona ed un'altra eccezionale, la paura del Salto dello Squalo è dietro l'angolo...

4x19 - Lucca Code & Indifferenza 2014

Chiunque sia appassionato di fumetti, animazione, videogiochi, cinema e serie tv sa che può sfogare al meglio la propria passione alle fiere del fumetto, e in questo caso sa che il punto di riferimento principale in Italia resta Lucca Comics & Games. Eppure sono trascorsi più di cinque anni dall'ultima volta che ho partecipato a questa manifestazione.

"Porca paletta! Tanti per un nerd come te!"


E fate bene a pensarlo.
Eppure, se c'è una cosa che non ho mai apprezzato di Lucca Comics, è la disorganizzazione: troppa gente unita a spazi ristretti e condizioni metereologiche variabili (e in quel di novembre non proprio agibili), mi hanno sempre fatto desistere nonostante le succulente novità, le gustose anteprime e soprattutto le eccellenti presenze. Dopo due edizioni pessime ho voluto a distanza di tempo dare credito alla "Revolution" tanto proclamata dagli organizzatori: con i padiglioni divisi a zone settoriali sparse all'interno delle mura nella città sulla carta si avevano numerosi vantaggi: rendere partecipi le principali attività del capoluogo, smistare le lunghe code nelle varie strade e il pubblico settoriale, accogliere un'affluenza maggiore e rendere maggiormente caratteristico l'evento sono solo alcuni degli stessi. Il problema sostanziale è che questa cosa pare essere stata concepita solo superficialmente. Da quanto ho capito quest'edizione è stata un successo solo nel corso delle prime due giornate, giovedì e venerdì, perché sabato, la sola giornata in cui ho presenziato, ho avuto modo di girare con un afflusso considerevole solo nel corso delle prime ore della mattinata, successivamente non ho più avuto accesso a nessun padiglione e sono spesso rimasto inbottigliato in enormi ingorghi anche all'interno delle strade secondarie.


Ma questo non è che la punta dell'iceberg.
I problemi ci sono sempre stati, ma mai come quest'anno: ore di fila anche per chi aveva acquistato il biglietto online pagando anche il supplemento della commissione, risse in stazione per prendere il treno, incidenti stradali con conseguenti liti fra locali e turisti, disabili ed anziani in difficoltà a causa della maleducazione di alcuni nelle code, malori dovuti alla confusione, sfondamento delle fila per accedere ad uno stand, persone che cadono dalle mura dopo esservisi arrampicate per sfuggire alle file incessanti di visitatori e che aggravano ulteriormente la loro condizione aspettando l'intervento dell'elisoccorso visto che le ambulanze erano bloccate dalla folla. Lucca Comics & Games è diventato un evento di proporzioni così grandi da non essere più gestibile. Ed è sbagliato rispondere con "colpa vostra che ci siete andati nel weekend, giovedì e venerdì era vivibile!" perché in primo luogo la gente in settimana LAVORA e chi organizza un evento che copre anche un weekend spesso con ponti festivi annessi, dev'essere in grado di saperlo gestire in TUTTI i giorni in cui l'evento perdura. Lo scorso anno a Napoli -con il dovuto ritardo- si è giustamente scelto di chiudere le biglietterie fisiche e le prenotazioni online del Comicon, a Lucca le biglietterie sono rimaste in funzione incuranti del fatto che per accedere ai singoli padiglioni servivano spesso più ore di attesa, senza contare l'enorme disagio arrecato a chi in quella città ci vive tutti i giorni dell'anno e magari se ne frega pure di fumetti, videogiochi, cinema e cosplay. Il mio appello va alle case editrici e di produzione: ha senso portare ospiti quali autori, registi ed attori ad anteprime, conferenze ed incontri ad eventi a cui può assistere solo il 20% dell'utenza totale quando va bene? Non è forse meglio indirizzarli ad altre manifestazioni con forse un'affluenza minore ma una gestione della situazione maggiormente adeguata?


Perché è importante che case editrici e di produzione prendano una posizione al riguardo? Perché sono loro a rendere Lucca l'evento che è: la possibilità di incontrare personaggi di spicco, accapparrarsi anteprime o esclusive ed assistere a proiezioni, rendono quest'evento quello che è: tolte queste iniziative è una fiera del fumetto esattamente come tutte le altre in una città particolarmente evocativa. E siccome le pagine social dell'evento non ne parlano mostrando solo foto e contenuti felici e le principali testate d'informazione fanno altrettanto, nasce quindi il mio grido di sfogo. Ecco perché leggete certe cose, ecco perché guardate certe foto, per capire l'altra faccia della medaglia e che quest'evento così come viene gestito può risultare pericoloso e di questo passo, sicuramente lo sarà di più anche il prossimo anno se non si corre ai ripari.

Lucca Comics & Games è un'istituzione in Italia, e gran parte dello sdoganamento di questo mondo e di queste passioni lo si deve a questa manifestazione, ma parlarne esclusivamente bene dopo quanto accaduto, non può che nuocere ulteriormente alle prossime edizioni.

4x18 - Un Film... Vittima degli Eventi


Onestamente dopo la valanga di commenti entusiasti percepiti a Lucca Comics & Games pensavo di trovarmi di fronte a qualcosa di davvero figo, ed invece -e forse sembrerò impopolare- ho trovato questo film davvero noioso e poco ispirato. Nel corso dei cinquanta minuti si assiste ad una storia poco consistente orchestrata in maniera discontinua e confusionale, che trova una conclusione piuttosto sbrigativa e forzata. Ma non solo da un punto di vista creativo il prodotto lascia a desiderare: la recitazione risulta approssimativa, Dylan è monointenzionale, Groucho da simpatico passa nel giro di poche scene ripetitivo e fastidioso, comprimari fuori personaggio e la dizione non si può sentire. Che senso ha poi collocare lo studio di Dylan a Roma? Vedere personaggi inglesi con cadenze italiane muoversi con naturalezza e richiami storici alla cultura e i costumi del bel paese conservando però il loro background britannico fa assumere alla produzione connotazioni semplicemente grottesche.

Tutto da buttare? Assolutamente no. Fotografia molto buona, costumi e scenografie sono caratteristiche e d'atmosfera, la colonna sonora originale regala qualche traccia ispirata, gli effetti visivi sono godibili e Milena Vukotić è sul pezzo, per quanto sfruttata male dalla sceneggiatura.


Quello che emerge dalla pellicola è che ci sia amore nei confronti del personaggio di Dylan e della mitologia creata da Sclavi, ma che si sia voluto sperimentare troppo snaturando l'essenza degli stessi in alcuni contesti ed esasperandoli in altrettanti, dimostrando che si poteva fare decisamente di più (magari abbandonando alcune scelte stilistiche che hanno rievocato la webserie Freaks!, e non nell'accezione positiva del termine). Ciò non toglie che Dylan Dog: Vittima degli Eventi MERITA di essere visto, perché un progetto che nasce dalla passione dei fan e prova ad uscire dagli schemi tipici del panorama nostrano va incoraggiato e supportato a prescindere dai difetti sopra elencati che vanno ad intendersi come parere meramente personale. Se non l'avete ancora fatto, potete farlo qui:


martedì 28 ottobre 2014

4x17 - Gotham è un Enygma

Finalmente Gotham sforna una puntata davvero bella. Il perché del titolo del post e dell'apparente incapacità grammaticale è spiegata qui di seguito, non preoccupatevi! Ma per spiegarvi perché questa volta elogio il serial di FOX, non ho potuto risparmiarvi piccoli spoiler sparsi qua e là, leggete a vostro discapito!

La struttura narrativa della serie cambia per l'ennesima volta. È la sesta volta consecutiva che Heller si diverte a destabilizzare lo spettatore, e questa cosa in tutta onestà non mi dispiace; in primo luogo lo spettatore non ha modo di costruirsi consapevolezze e secondo ma non meno importante, non scatta la noia. C'è ancora da chiedersi se il papà di The Mentalist cambi continuamente struttura narrativa volutamente per disorientare il pubblico o perché non ha ancora capito quale chiave di lettura dare allo show.


Due sono gli elementi principali introdotti in questo episodio ad essermi piaciuti particolarmente: i flashback e l'introspezione psicologica, emotiva e personale dei comprimari. Abbiamo avuto modo di saperne di più sul passato di Bullock, e scoprirlo nella sua inesperienza quanto di più simile a Gordon; di vedere un Edward Nygma goffo ed impacciato ma armato di buone intenzioni incapace di ritagliarsi un posto in una normalità che lo fa sentire ancora più disadattato e un Oswald coccolato, servito e riverito da una madre gelosa, protettiva e disperata. Sono sfumature differenti ma al contempo interessanti, che ci forniscono un quadro generale dei personaggi molto interessante. L'indagine di turno non brilla per l'ennesima volta di originalità ma si presenta meno lineare del solito. 

Per la prima volta c'è stato un risvolto narrativo che non avevo previsto che riguarda Gordon e che porta in gioco una posta più alta oltre che un cliffhanger interessante... che però avrebbe sortito un effetto maggiore se non l'avessero preso pari pari solo tre episodi fa. Non riesco a capire se il Pinguino sia solo un freddo calcolatore arrivista e spietato che usa tutto e tutti (ma in quel caso il suo percorso avrebbe dovuto sortire già effetti più duraturi molto tempo prima) o se diventerà tale dopo aver ricevuto delusioni da parte di Gordon, l'uomo verso cui nutra un minimo di gratitudine, stima e soprattutto fiducia. Non riesco a capire se Nygma provi veramente ad inserirsi nella società per amalgamarsi alla stessa o se finga reprimendo un'altra natura... potrei formulare delle congetture o seguire il mio istinto, ma Heller in tutta onestà mi ha depistato talmente tante volte dall'inizio che forse ora le interviste rilasciate mesi or sono sulle "effettive intenzioni dei personaggi mascherate da atteggiamenti equivoci" potrebbero trovare fondamenta.


I difetti rimangono: il flashback rivela che Bruce oggi ha 10 anni, ed un bambino di quest'età non può ragionare ed esprimersi come ha fatto nello scorso episodio. O ci rivelano che il giovane Batman ha un Q.I. sopra la media o la credibilità scende letteralmente sotto i piedi! E nonostante un'indagine più elaborata del solito, la semplicità delle parti crime rimane sempre al di sotto della media per il target di riferimento scelto, ma almeno abbiamo una Selina che inizia a trovare un senso in questa storia, una Barbara che torna ad uscire dall'appartamento a cui era rilegata perennemente svestita ed un approfondimento psicologico con spunti interessanti. Per un attimo ho sperato dopo l'approccio camp de Balloon Man, che Heller volesse introdurre anche il sovrannaturale ma così non è stato, poco male per l'esito finale dell'episodio.

Nonostante sfrutti i personaggi dal richiamo commerciale più noto a livello internazione, Gotham continua ad essere la serie più debole fra quellee DC Comics attualmente in onda, ma personalmente ho trovato quest'episodio il migliore dal lancio della serie per tematiche e contenuti. Speriamo in un costante miglioramento!

venerdì 24 ottobre 2014

4x16 - The 100: Secondo Atto

The 100 ritorna con una premiere davvero buona. Ricordiamo da dove nasce questo progetto: quasi tre anni fa, TheCW ha capito con Arrow, che è possibile produrre show di qualità riducendo all'osso il fanservice e trattando con più rispetto l'intelligenza del target di riferimento principale del network, gli adolescenti e i giovani adulti. Con questa premessa, Warner ha stanziato un alto budget per realizzare un prodotto che racchiudesse alcuni elementi chiave di brand di culto quali The Hunger Games e LOST, adattandoli per logica all'età del proprio pubblico.


Nasce così The 100, che vede protagonisti 100 adolescenti spediti sulla Terra da una stazione orbitante per saggiare se la superficie del pianeta sia tornata abitabile in seguito ad una guerra nucleare che ha devastato il globo e costretto quel che resta della razza umana ad un esilio nel cosmo della durata di un secolo. Una volta giunti sulla Terra però il gruppo ha fatto numerose scoperte: agguerrite tribù indigene, mutanti, una nebbia assassina e numerosi pericoli, primo fra tutti l'esuberanza e l'irriverenza tipica dell'adolescenza di alcuni bulli all'interno nel gruppo.
Riusciranno i 100 a sopravvivere e a contattare gli adulti nello spazio per convincerli a tornare o soccomberanno alle nuove minacce della Terra?


Questo l'incipit narrativo della serie. The 100 è un ibrido, e come tale per il cane presenta numerosi spunti interessanti ed innovativi, ma anche molti difetti. Le situazioni sentimentali dei protagonisti talvolta sono state così marcate da mettere in secondo piano eventi più importanti e vanificando così la tensione e il phatos creatosi dagli episodi più validi, riprendendosi tuttavia negli ultimi episodi e regalando un season finale molto soddisfacente. Tuttavia ci si può passare sopra se pensiamo a quanta azione, fantascienza, ed elementi horror e splatter sono stati introdotti nella serie, osando inquadrature che non si erano viste neanche nel prodotto di punta del canale, Supernatural. L'approccio a questa seconda stagione pare il medesimo del finale di stagione, offrendo una premiere accattivante e con molti spunti narrativi interessanti: la mitologia di The 100 è davvero amplia e finisce con l'arricchirsi sempre di più mostrando nuovi personaggi, nuovi luoghi e tante, tantissime sottotrame da approfondire sulla Terra come nello spazio, e dicendo al pubblico che c'è davvero molto di cui parlare e da mostrare. Ennesimo punto a favore dello show, è un cambio di registro nella scrittura: Clarke, la protagonista della serie a cui è stato puntato il dito contro nel corso della prima stagione perché era monoespressiva e assente di carisma e carattere, in questa premiere mostra notevoli passi avanti approfondendo anche il suo background emotivo e rendendola più simpatica allo spettatore.


So che i contro sono meno dei pro, e questa situazione per la tipologia del prodotto potrebbe riservarmi amare sorprese per il futuro, ma questa premiere mi ha sorpreso positivamente ed intrattenuto meglio di quanto pensassi e non posso che mostrarmi speranzoso per il prosequio.

giovedì 23 ottobre 2014

4x15 - The Affair: ragione, sentimento e bugie


Tra i nuovi drama più interessanti della stagione c'è The Affair. La serie di Showtime (network che ha dato i natali a Dexter e Shameless) racconta le vicessitudini di un relazione extra-coniugale fra un uomo ed una donna entrambi sposati. So già cosa state pensando: e dov'è la novità? Cos'ha di tanto interessante? La particolarità è insita nel modo in cui essa ci viene mostrata. Gli episodi della durata di un'ora, vengono divisi in due segmenti da trenta minuti in cui ci viene raccontata la stessa storia dai punti di vista di lui e lei con all'interno sostanziali differenze che ne cambiano la percezione di chi le ascolta. E ad ascoltarle a tal proposito non siamo solo noi in quanto pubblico, ma anche un detective che fa domande specifiche alla coppia incriminata... incriminata di cosa poi non si sa, ma da quella fuga dal matrimonio è sicuramente scaturita una grossa tragedia che agli spettatori non è dato sapere e che fa sì che i protagonisti poco per volta ci racconteranno a posteriori.
In The Affair si trova la sensibilità introspettiva dei silenzi e delle inquadrature pregne di dettagli e sguardi che rivelano più di mille parole già assaporate in Rectify, e la narrazione a posteriori (soggettiva) già sperimentata in True Detective, e qualcosa di nuovo e personale a livello stilistico che riesce a calamitare l'attenzione dello spettatore che vuole saperne sempre di più.


 
Da un punto di vista artistico ci si trova di fronte ad un concentrato di quotidianità pieno di virtuosismi ed esercizi di stile in cui ci si chiede chi dei due abbia ragione nel suo racconto, chi mente e se in realtà mentono entrambi e ci verrà poi mostrata una terza versione della storia, cosa muove i loro gesti e le loro ragioni e soprattutto cosa è successo e perché si trovano costretti a raccontare questa storia alla polizia. Lo show vede nel suo cast: Dominic West (The Wire), Ruth Wilson (Luther, Saving Mr. Banks), Maura Tierney (Rescue Me, The Good Wife), Joshua Jackson (Dawson's Creek, Fringe) e Colin Donnell (Arrow).


 Da un punto di vista puramente tecnico, la regia è pregna d'atmosfera e di forte impatto, delicata ed al contempo sofferente, le inquadrature sono potenti e metafisiche, la colonna sonora dosata ed incisiva, il prodotto confezionato cattura l'interesse e spinge a volerne ancora ed ancora.

Non ho idea se The Affair sia o meno una serie antologica o se intende proseguire per più stagioni, in caso non è un prodotto destinato alla lunga serializzazione o rischia di perderne la qualità e snaturarne le intenzioni, i primi due episodi però sono promossi senza riserve.

mercoledì 22 ottobre 2014

4x14 - Come un Fulmine!

The Flash continua la sua corsa in tv con un avvincente terzo episodio. Se fino allo scorso anno avrei detto che Arrow è il miglior comicshow ad oggi realizzato, il velocista scarlatto potrebbe a fine stagione strapparvi il primato se continuerà per i rimanenti 20 episodi (sì, l'ascesa degli ascolti e il successo di pubblico e critica ha convinto TheCW a rinnovarlo per una stagione completa di 23 episodi) a regalare queste sceneggiature pregne d'azione, comicità, dramma e grandi effetti speciali.


Particolare cura questa volta è stato dato agli easter egg e i rimandi nascosti nei dialoghi (tre frasi in particolare si presenteranno deliziose se siete amanti del Flash-Universe) e all'introduzione di un nuovo personaggio molto noto ai fan di The Tomorrow People oltre che di un edificio che ricoprirà un ruolo importante nel corso della prima stagione. La struttura narrativa è piuttosto semplice: agli episodi prettamente verticali a cui s'aggiunge il supervillain della settimana, si alternano flashback riguardanti i personaggi dello show e una trama orizzontale che lentamente e a piccole gocce mostra le sue radici ben prima di quanto potessimo immaginare... ma bando agli spoiler, scoprirete man mano che guardate l'episodio a cosa mi riferisco.


Inutile dire che il pubblico si aspetti maggior importanza data all'orizzontalità della sceneggiatura, ma Barry non è ancora Flash, la gente non sa ancora che è lì fuori per salvar loro la vita, e il suo team di aiutanti non è ancora diventato chi dovrebbe diventare, quindi possiamo considerare tutto questo un enorme prologo prima di quello che dovrà arrivare, e che ci è stato fatto capire, arriverà prima di quanto si creda.

The Flash è uno show leggero e godibilissimo che ha margine di miglioramento ma senza dubbio sa come vendersi bene e che con molto rispetto per il fumetto da cui è tratto, regala allo spettatore esattamente ciò che desidera vedere.

4x13 - Il Walzer di Gotham

Siamo al quinto episodio di Gohtam. Confermo quanto espresso con il quarto dicendo che la serie o è alla disperata ricerca di uno stile o è un amalgam di tutto e un po' e si diverte a disorientare lo spettatore. A Bruno Heller va riconosciuto il coraggio (o la sconsideratezza, me ce ne renderemo conto a posteriori) di non riproporre mai lo stesso format mettendo di volta in volta elementi differenti, la new entry della settimana? La superforza.


Senza fare spoiler, possiamo dire che la mitologia del Bat-Universe ha messo qualche tassello in più con l'entrata in scena di un elemento che molti me compreso, attendevano; tuttavia mi trovo costretto per l'ennesima volta a placare il mio ego da fanboy per difetti nella sceneggiatura che non possono davvero, non essere notati. È prerogativa di Gotham fare due passi indietro per ogni passo avanti, quindi gettatevi in questo ballo con me per capire cosa è funzionato in questa puntata...

- il rapporto tra Bruce ed Alfred: è davvero emozionante ed istruttivo, pregno di carisma e dialoghi interessanti;
- la caduta del Pinguino: ci è stato mostrato solo quattro episodi fa come l'ultimo dei lacché e nel giro di poco era diventata un'incredibile mente del crimine, c'era da chiedersi come fosse possibile che poco prima fosse la pedina sacrificabile... e infatti Maroni, meno psicopatico ma con più esperienza non ha perso tempo a fargli capire chi comanda. La sua escalation al potere sarebbe stata davvero troppo veloce;
- Nygma mostra ancora la sregolatezza tipica del genio, ma adesso se non altro parla come una persona normale e senza uso di enigmi ad ogni frase neanche fosse autistico;
- dopo il grottesco burtoniano ora tocca allo sci-fi con l'ingresso della superforza e di quegli elementi tipicamente fumettistici che ai lettori piacciono tanto, e gli effetti visivi sono stati curati discretamente bene.


... e cosa invece no:

- Bruce è furbo, scaltro, intelligente ed arguto: quando lo vediamo esplorare fascicoli, ritagli di giornale, studiare uno schema e interrogare un'adulta, vediamo Batman. Tutto molto bello, peccato che Bruce fino a qualche puntata fa e di conseguenza nella storia, poco più di un paio di mesi, era un semplice bambino come tanti altri e la sua evoluzione è troppo brusca e forzata per risultare credibile. L'unico modo per gestire bene questa evoluzione è mostrare tramite accenni e flashback magari con il padre Thomas, il perché Bruce avesse avuto da sempre questa precocità;
- Selina. Non aveva alcun motivo per trovarsi nella storia, c'è un'intera città da esplorare e in cui rubare, ma a quanto pare farlo davanti a Gordon e comparire a forza in una puntata in cui non era necessaria la sua presenza era inevitabile a fini narrativi... e vabbè;
- le indagini procedurali sono sempre ingenue, veloci ed elementari, e se è possibile chiudervi un occhio quando il cattivo della settimana agisce solo ed esclusivamente in fruizione della trama orizzontale, non è plausibile quando la verticalità procede per conto suo (da una parte il Viper, e dall'altra la diatriba Maroni/Falcone).


Fatico davvero a definire Gotham.
È un prodotto che sicuramente può piacere ad una parte di fan così come può deluderne un'altra, può intrattenere ed esaltare alcuni come può far storcere il naso ad altrettanti, ma dopo le premesse iniziali più che essere "la serie dell'anno" può diventare "il guilty pleasure dell'anno". Uscendo dalla soggettività dell'appassionato in cui il prodotto può benissimo soddisfare e piacere, nell'oggettività dello spettatore si evince che questo prodotto fatica a ritagliarsi un'identità costruttiva e a gestire con coerenza tutti i personaggi che forse troppo velocemente ha deciso di introdurre, ma si vede anche che Heller prova a correggere il tiro di volta in volta, spesso riuscendovi e spesso no, quindi prima di una sentenza definitiva è giusto continuare a seguire cosa succede a Gotham.

mercoledì 15 ottobre 2014

4x12 - Gotham: alla ricerca di uno stile.

Faticavo ad inquadrare Gotham.
E avevo i miei motivi per farlo: per quanto la storia sia piuttosto chiara e i personaggi restino fedeli a loro stessi di episodio in episodio, c'era qualcosa che mi disorientava sin dalla prima puntata, e lo fa tutt'ora, la differenza è che ho capito cos'è quel qualcosa: lo stile.


Gotham è alla ricerca di uno stile, o se ne ha uno è volutamente confusionario volto a disorientare lo spettatore: il registro procedurale adottato nel primo episodio è simile a quello improntato nel secondo che però se ne discosta un poco introducendo altre tematiche, mentre nel terzo si cambia completamente sforando nel grottesco e nel surreale, per poi piombare nel poliziesco action e cospiratorio nel quarto. Non so cosa aspettarci precisamente nel quinto, però è chiaro che nel giro di una manciata di episodi Heller ha trovato l'equilibrio migliore per la produzione: un caso verticale in cui il cattivo della settimana è perfettamente inserito all'interno della trama orizzontale e opera in fruizione della stessa (cosa che ha già ripreso Arrow in diversi episodi della sua seconda stagione). Così facendo la storia viene affrontata su due fronti: l'indagine di Gordon e Bullock da una parte e le storie di tutti gli altri personaggi che direttamente o incosapevolmente si muovono nella stessa contribuendo in prima persona o pagandone le conseguenze indirettamente, dall'altra. Questo schema narrativo funziona e inizia a mostrare i frutti del suo lavoro, portando in scena personaggi accattivanti e giochi di potere che chiamano in causa più pedine lasciando presupporre che qualcosa di grosso, pericoloso e incontrovertibile si appresti ad accadere.

Leggendo qua e là mi è capitato di imbattermi in diverse opinioni con cui mi trovo in disaccordo: da un lato c'è chi a Gotham imputa una presunta verticalità che però ora è presente solo per agevolare la narrazione palesemente orizzontale, dall'altro c'è chi l'osanna a capolavoro quando il prodotto è visibilmente pieno di ingenuità e talvolta forzature su cui verso qualsiasi altra produzione si sarebbe puntato il dito, ma stavolta no, perché -ed Heller secondo me è perfettamente conscio di questa cosa- è dell'universo di Batman che si sta parlando, e allora per amore verso questa città e i pericolosi personaggi che la popolano, ci si può tranquillamente passare sopra.

giovedì 9 ottobre 2014

4x11 - Arrow 3x01: quante frecce all'arco di Oliver (e di TheCW)

uovi personaggi, colpi di scena, azione, lavoro di squadra, dramma, carisma, risate, crossover, easter egg ed un finale incredibile: è Arrow che torna con una premiere ESPLOSIVA.


 Se oggi i palinsesti dei più svariati network sono ricolmi di serie tv ispirate ai fumetti, lo si deve all'ottimo lavoro che TheCW ha svolto con la prima stagione di Arrow, riuscendo dove non vi erano riusciti altri prodotti sul generis come Smallville, Heroes e No Ordinary Family: trattare in maniera avvincente, credibile e pertinente il prodotto, avendo rispetto del pubblico principale dello stesso, i fan. Al termine della prima spettacolare stagione, Marvel si lanciò nell'impresa con Agents of S.H.I.E.L.D. maturando riscontri altalenanti di pubblico e critica, ed oggi abbiamo The Flash ambientato nello stesso universo narrativo del Freccia Verde televisivo, ma anche Gotham, Constantine e prossimamente Supergirl, i Teen Titans, Daredevil e molti altri ancora.


Questa premiere si svolge 6 mesi dopo gli eventi raccontati al termine della seconda stagione, e ci presenta un contesto stravolto ma permeato da un certo equilibrio in cui le cose per il Team Arrow sembrano ad iniziare a funzionare: il Detective Lance è ora a Capo delle forze di polizia ed ha proclamato pubblicamente il suo appoggio ad Arrow, Laurel ha sconfitto la dipendenza da alcol e medicinali diventando un grande procuratore, Diggle si appresta a diventare padre, Felicity si occupa di vendita ed assistenza tecnica, Roy è diventato a tutti gli effetti il sidekick di Oliver che a sua volta sta cominciando a pensare che può costruirsi una vita al di là di arco e frecce, magari proprio con Felicity. Eppure sembra di trovarsi di fronte alla quiete prima della tempesta (da qui il titolo dell'episodio "La Calma"): un nuovo Conte Vertigo è arrivato in città, la Queen Consolidated non naviga in buone acque ed il passato di Oliver torna prepotentemente a farsi sentire nel presente mostrandoci un nuovo apitolo dei suoi ricordi, questa volta ad Hong Kong.


 
 Ciò che colpisce sin da subito da un punto di vista stilistico, sono le atmosfere più leggere e scanzonate che popolano parte dei dialoghi e dell'approccio alla quotidianità delle situazioni, come se i personaggi si stessero abituando alla routine dei vigilanti, e si concedano il lusso di abbassare la guardia. Dopo la tensione accumulata negli episodi della seconda stagione tuttavia, questo non stona ed anzi, forse aiuta i personaggi a stemprare gli animi. Si evince un certo affiatamento nel cast ed un'intesa da comics molto più presente che nelle prime stagioni, tant'è che nel quartetto Oliver/Roy/Diggle/Felicity vi verrà spontaneo rivedere Batman/Robin/Alfred/Oracolo, e questo è delizioso perché permette di esplorare l'avventura sotto nuove sfumature. E in tema di avventure non mancano azione, rocambolesche fughe, inseguimenti, combattimenti ed esplosioni stavolta accompagnate dal carismatico Peter Stormare che fischietta un riconoscibilissimo motivetto prima di combinarne una delle sue. C'è spazio anche per introdurre nuovi personaggi e presentare nuove dinamiche, creare rimandi inerenti al mondo dei fumetti (e i fan di Freccia Verde saranno lieti dell'introduzione di un elemento che caratterizza maggior fedeltà), rivedere volti noti, approfondire l'introspezione psicologica e i drammi del protagonista che fanno spesso leva sui ricordi e le passate esperienze, oltre che per lanciare piccole chicche crossover che se si segue quest'universo anche dal punto di vista del velocista scarlatto non si può non apprezzare.


TheCW con Arrow continua a giocare pesante e a non risparmiarsi in colpi di scena: tutto avviene in maniera veloce e frenetica, ogni cosa cambia di continuo e la verticalità dell'azione serve a cementare i rapporti fra i personaggi ed approfondirla, mentre sullo sfondo una trama orizzontale fitta di colpi di scena e nuovi elementi si intreccia a filo parallelo con quella dei flashback. Arrow si conferma uno show avvincente e con ancora -gioco di parole infelice- "molte frecce al suo arco", e questa premiere ne è la dimostrazione.

martedì 7 ottobre 2014

4x10 - Gotham 1x03: eppur si muove

A Gotham ho imputato dei difetti sin dal primo episodio e parte di essi li ho ritrovati anche in quest'ultimo, invero intendo strizzarvi un occhio a favore perché la produzione ha avuto il coraggio di fare qualcosa che non aveva ancora tentato nelle prime due puntate: prendere posizione. Interviste e backstage mi avevano fatto presumere che l'approccio della serie sarebbe stato più incline a quello nolaniano visto che gli attori parlavano di diversi livelli di scrittura, personalità complesse e quant'altro... cose che siamo sinceri, ad oggi non si sono viste.


Invece in questo terzo episodio, fra Balloon Man e la sua pittoresca tecnica d'assassinio, le lezioni di scherma improvvisate nel salotto da Alfred al giovane rampollo Wayne, la regia scelta per l'approccio alla raccolta di informazioni di Bullock e una morte molto... particolare, i ricordi sono volati ad un altro Batman, figlio di un altro contesto, il cui percorso cinematografico iniziò nel 1989. Nell'episodio in questione questa componente narrativa e l'atmosfera ricreata parevano molto marcate, e se la dimensione scelta dalla serie dovesse essere questa per sfociare poi nel procedurale, mi ritroverei costretto a rivedere in toto il prodotto avendolo completamente frainteso e cambiando di conseguenza la chiave di lettura dell'opera.


Gotham potrebbe bilanciare infatti una forte componentistica noir che prende man mano forma crescendo (finalmente) nell'orizzontalità della storia ad una narrazione procedurale piuttosto classica per poi infarcirvi un approccio fumettistico molto sporco e tipico degli anni "80, cosa che dà al prodotto un gusto un po' retrò. Questo prodotto che non brilla di originalità, potrebbe comunque rivelarsi vincente se sfruttato con sapienza.


Non voglio dire che l'episodio è stato tuttavia perfetto: le mie perplessità su Selina ad esempio sono aumentate... la frase "riesco a vedere al buio" mi ha fatto storcere il naso a più riprese; in un paio di scene si è sfociato il paradossale e l'assurdo -ma tutto assume maggiore pertinenza se si rileggono le stesse con la chiave di lettura suggerita-, e alcune cose continuano a muoversi troppo forzatamente e smosse dalla mano del destino perdendo credibilità. Non di meno, questo rappresenta complice anche un buon colpo di scena conclusivo, il punto più alto raggiunto dal Bat-Universe di Bruno Heller, e questa volta un po' di hype in vista del quarto episodio ce l'ho eccome.

giovedì 2 ottobre 2014

4x09 - Gotham 1x02 : la Pagella

Come se la sarà cavata Bruno Heller nella gestione di questo secondo episodio dopo aver rotto il ghiaccio con la premiere più attesa di questa stagione televisiva? Scopriamolo in una pagella gli elementi che abbiamo apprezzato, quelli che non ci sono piaciuti e quelli su cui abbiamo ancora qualche dubbio!


La storyline del Pinguino (PROMOSSA)
La parte più interessante di questo secondo episodio è la natura delle sue azioni e ancor meglio delle sue intenzioni mescolata all'introduzione ed approfondimento del suo background famigliare.

La narrazione procedurale (BOCCIATA)
L'indagine di Gordon e Bullock è fiacca, sono buone le interazioni personali ma le parti investigative sono lente e prevedibili, il difetto riscontrato nel pilot continua purtroppo a farsi sentire.

L'interpretazione di Jada Pinkett Smith (PROMOSSA)
Fish Mooney potrebbe tranquillamente tacere, i suoi occhi parlano per lei. Probabilmente una delle attrici più comunicative in grado di rubare la scena ogni volta che compare, ed è anche un personaggio inedito. Chapeau.

La storyline di Catwoman (RIMANDATA)
Sono combattuto: il personaggio è ben delineato ed interessante, ma decisamente troppo arguto, sgamato ed intelligente per essere solo una ragazzina forte dell'arte di arrangiarsi. Prima di promuoverla o bocciarla sono intenzionato a scoprire da dove arrivano queste abilità e quest'intelligenza molto più matura a dispetto di quella dei suoi coetanei. A seconda della risposta che ci verrà data il forse potrebbe diventare un sì o un no.

L'interazione fra i personaggi (BOCCIATA)
Ci sono scene che continuano a risultare estremamente forzate nella narrazione: come se i personaggi dovessero per forza di cose interagire fra di loro intrecciati dal destino. Questa rilettura potrebbe anche starci, ma se venisse meno marcata e studiata meglio per risultare più graduale e credibile sarebbe decisamente più interessante.

Gotham purtroppo conferma le stesse impressioni che mi diede nel primo episodio: un prodotto ordinario che si muove all'interno di un contesto straordinario. Gli ascolti sono scesi dalla premiere di quasi un milione di spettatori, e si spera nell'arrivo di colpi di scena consistenti che muovano di più la narrazione spezzando la piega presa.

mercoledì 1 ottobre 2014

4x08 - How To Get Away With Murder, guilty pleasure tv dell'autunno 2014

Avvicinarti ad un prodotto che inizialmente avevi scartato ma in seguito al risultato d'ascolti più alto per la premiere di una nuova stagione (14.34 milioni di telespettatori per un totale di 3.9% di share), dargli un'opportunità per mera curiosità e scoprire PERCHÈ è piaciuto tanto.

Sto parlando del pilot di How To Get Away With Murder.


 La serie creata da Shonda Rhimes (Grey's Anatomy, Scandal) parte con quella che sembra essere una struttura semplice ma comunque innovativa nel suo genere: Annalise Keating è un brillante avvocato che oltre ad esercitare insegna alla facoltà di legge dell'Università di Philadelphia, delitto penale e sta selezionando un gruppo di studenti più validi che possano collaborare e fare pratica presso il suo studio legale. Da qui si sposta in ambito avvocatorio qualcosa di simile a quanto già visto in House, ma se è presumibile immaginare che la serie sia composta da episodi di natura prettamente verticale, c'è una cosa che spiazza gli spettatori sin dalle primissime scene: tramite dei flashforward ci viene mostrato che i ragazzi scelti per il praticantato da lì a tre mesi commetteranno un omicidio e che dovranno utilizzare quanto appreso durante le lezioni per riuscire a cavarsela.



Cos'ha spinto degli aspiranti avvocati a commettere l'omicidio? Chi hanno ucciso? Perché lo hanno fatto? E proprio da titolo, come riusciranno a farla franca?

A tutte queste domande risponderanno i successivi 12 episodi della prima stagione che mette sul piatto un folto gruppo di protagonisti (studenti, docenti, avvocati e detective) con una predominante componente caratteriale evidente sin dalla loro presentazione che tuttavia nasconderà non pochi misteri. Infatti, nello show nessuno sembra essere solo quello che è, e pare nascondere diversi segreti che si intrecceranno ad altri personaggi nel corso dello svolgimento della storia. La struttura dell'episodio muovendosi tra presente e futuro mostra tecnicismi di buon livello, una narrazione scorrevole ed accattivante e promette una trama orizzontale che si svilupperà parallelamente alle indagini autoconclusive e che spinge a saperne di più sugli eventi che dovranno accadere nei prossimi tre mesi. 


Le impressioni scaturite da questo primo episodio sono davvero molto positive e questa stagione televisiva che si prennunciava piena di novità la scorsa estate, ci sta mostrando che molte di esse hanno un potenziale davvero notevole.

4x07 - PREVIEW: impressioni dal pre-air di Constantine

Il preair di Constantine è stato esaltante. Premesso che questa è una rilettura del personaggio e in quest'adattamento figurano molte differenze dal fumetto originale, per ora ci si è mantenuti su livelli di fedeltà migliori di quanto fatto col film con Keanu Reeves.


 La storia non ve la racconto; un po' perché la conoscete se leggete i fumetti, un po' potete immaginarvela se avete visto un film e un po'... beh, è una sorpresa in quanto c'è qualcosa di nuovo introdotto proprio nello show. Voglio focalizzare la mia attenzione sul fronte tecnico della produzione: il budget impiegato in questo pilot è molto alto, sono davvero pregevoli gli effetti speciali, e la componente horror mostrata in diverse scene dell'episodio supera le aspettative per un primetime, specie se si è abituati ai demoni di Supernatural. Tuttavia la sceneggiatura estremamente veloce e scorrevole, introduce già diversi misteri ed una mitologia piuttosto ramificata e salda, solamente accennati nel pilot e dalla grande potenzialità facendo dei personaggi il suo punto forte. A tal proposito spiccano i volti di Harold Pirennau e Jeremy Davies, molto cari ai fan di Lost. Veniamo subito a conoscenza del tormento dell'eroe, della natura sovrannaturale dei suoi compagni e dei misteri che ruotano attorno alla protagonista femminile; senza tuttavia fornire risposte ed esplorarne le origini, mossa che farà presagire vengano mostrate di tassello in tassello come a formare un puzzle sullo sfondo dei vari episodi autoconclusivi tessendo comunque una trama più grande con cui misurarsi in alcuni episodi culminanti quali il finale di stagione. Fotografia e colonna sonora sono all'altezza della situazione rilegando atmosfere colorate per i momenti di quotidianità a toni più freddi e cupi per i momenti di tensione e le location... alternative.


 
 Constantine è uno di quei drama strutturati per durare potenzialmente per anni, tuttavia presenta già nel suo primo episodio quelli che potrebbero essere i punti d'arrivo della stagione e probabilmente il traguardo per il series finale, ma al solito dipenderà dalla qualità che la serie manterrà nel corso degli episodi e dai conseguentu ascolti. Sicuramente il pre-air ha fatto discutere i più accaniti fan del fumetto per le scelte prese su stili narrativi e caratterizzazione dei personaggi, al punto che un personaggio è stato rimosso dallo show e 15 minuti di scene sono state rigirate, ma questo show ha potenziale sufficiente per catturare l'attenzione di diversi potenziali spettatori. In conclusione:

È PIACIUTO

- Protagonista molto carismatico e pieno di luci ed ombre;
- Atmosfere horror ben riuscite;
- Narrazione dinamica e scorrevole;
- Effetti speciali ben curati;
- Buona scelta del cast.

ASPETTATIVE

- Continuità nella qualità di sceneggiatura e cgi;
- Speranze che la trama orizzontale abbia sviluppi costanti;
- Attinenza al materiale originale: sì a rileggere, no allo snaturare.


 Ah, NBC ci ha trollati tutti: Constantine FUMA, ma non lo si vedrà fumare. Se volete capire cosa intendo, guardatevi il pilot!

4x06 - PREVIEW: impressioni dal pilot di The Flash

A caldo verrebbe spontaneo dire: "che figata!"
Da quando un paio d'anni fa TheCW ha deciso di fare sul serio con le serie tv ispirate ai fumetti, abbiamo potuto saggiare: azione cinematografica, plot ben costruiti ed originali, narrazione serrata e ricca di sottotrame e scelte coraggiose condite da una buona cgi ed una valida colonna sonora.


 
 Dopo il successo sempre crescente di Arrow, Warner alza il tiro e ci riprova con The Flash, mantenendo inalterati gli ingredienti del primo show e correggendo il tiro. Perché se nella prima stagione è possibile assistere a qualche scena da teendrama e a fanservice puro per le fangirl, la seconda ha preso una svolta decisamente più dark introducendo tematiche più mature nella continuity. Il pilot di The Flash non mostra di debolezze di questo genere ed anzi, sembra più consapevole di quello che vuole essere regalando momenti di forte hype ed easter eggs sparse qua e là per la gioia degli spettatori di Arrow e dei lettori DC Comics.
 

 Molti pensano che la struttura di The Flash ripercorrerà molto la falsariga di Smallville, se avete questi timori allontanateli: il percorso di origini dell'eroe si conclude in una ventina di minuti. Non dovrete aspettare dieci stagioni per vedere Barry Allen indossare il costume rosso e l'iconico nome di Flash, ma un indizio nell'episodio pilota rende presumibile pensare che i piani del network per la serie siano proprio dieci stagioni (a differenza delle cinque originariamente pianificate per Freccia Verde).

Per concludere:

COSA È PIACIUTO
- Narrazione veloce e serrata;
- Personaggi potenzialmente interessanti;
- Ottimi effetti speciali;
- Colonna sonora cinematografica;
- Incipit e Cliffhanger ambiziosissimi.

PERPLESSITA'
- Il budget permetterà di mantenere la cgi a questi livelli?
- Volare basso e aver paura di rischiare dopo aver fatto riferimenti importanti;

ASPETTATIVE
- Costanza nella qualità narrativa;
- Crescendo di stagione in stagione;
- Crossover con Arrow in quanto ambientati nello stesso universo.


Se TheCW intende fare con The Flash quello che ha fatto con Arrow non commettendo le medesime leggerezze della prima stagione (che non vanno ad intaccare comunque la qualità del prodotto), le possibilità di creare il comicshow più bello della tv ci sono tutte, vista anche la potenza iconica del personaggio.