venerdì 11 maggio 2012

2x17 - I like the basketball which Kuroko plays!


"Il Club di Basket della Scuola Media Teiko. Una squadra incredibilmente forte con oltre cento membri e tre campionati vinti consecutivamente. Tra i loro brillanti risultati, la generazione di cinque prodigi fu nota come "La Generazione dei Miracoli". Comunque, girava una strana voce riguardo La Generazione dei Miracoli... nonostante fosse relativamente sconosciuto, e non risultasse in nessun archivio delle partite, c'era un altro membro riconosciuto oltre ai cinque prodigi: il sesto uomo fantasma."


Questo è l'incipit alla base della trama di Kuroko no Basket (conosciuto col titolo internazionale "The Basketball Which Kuroko Plays"). La storia comincia alla cerimonia d'apertura del nuovo anno scolastico nel Liceo Seirin (un omaggio implicito alla squadra del Kappei di Dash! Kappei alias Gigi la Trottola?), in cui gli studenti più grandi provano a reclutare le matricole nei rispettivi club a cui appartengono. A quello di basket, non hanno aderito in molti, e se in quel minuscolo gruppo di aspiranti figura da una parte il gigantesco ed appariscente Taiga Kagami, che ha frequentato le scuole medie in America, dall'altra il silenzioso ed anonimo Tetsuya Kuroko senza nessuna particolare abilità fisica. Quando la squadra viene a sapere che Kuroko alle medie giocava nella Scuola Media Teiko e apparteneva alla Generazione dei Miracoli, il gruppo si arma di aspettative nel vederlo giocare, che si riveleranno mal ripagate a causa della sua presenza in campo quasi assente. Eppure, in una partita d'allenamento contro i senpai, i passaggi veloci e fulminei di un Kuroko invisibile come un ninja risulteranno indispensabili per l'intero team di kohai. Kuroko assume infatti metaforicamente, il ruolo di ombra: e più è forte la luce -analogia che rappresenta i compagni di squadra- più l'ombra diventa scura. Per progredire nel basket, Kuroko deve prima aiutare a progredire i suoi compagni. Ma la strada per riuscirci è lunga e dissemintata di ostacoli, visto che i cinque prodigi al termine delle medie, si sono divisi prendendo strade differenti, e se Kuroko vorrà far diventare Kagami il migliore giocatore del Giappone, dovrà per forza di cose eliminare uno ad uno i suoi ex-compagni.

Il titolo scritto e disegnato da Tadatoshi Fujimaki e serializzato su Shonen Jump, ha un plot che non brilla di originalità, in quanto presenta la struttura tipica dello spokon a cui il magazine ci ha abituato con titoli storici piuttosto noti nel nostro paese, quali Captain Tsubasa (conosciuto con Holly & Benji), Eyeshield 21 e Il Principe del Tennis: il formarsi di un team, la crescita dei personaggi tramite lo sport in quanto elemento simbolo di sacrificio, impegno, dedizione e gioco di squadra. Ma a differenza dei tre titoli sopra citati offre il prototipo di un protagonista tutto nuovo: Kuroko non è un campione solare, altruitsta e talentuoso come Tsubasa, non è timido, impacciato e dall'abilità latente come Sena né un genio, solitario e presuntuoso come Ryoma; bensì un ragazzo perfettamente normale, talmente normale da passare del tutto inosservato. Una personalità piuttosto tranquilla e passiva, ma che si lascia guidare dagli altri personaggi, risultando comico e dissacrante nell'estrema spontaneità dei suoi interventi e che non sogna di primeggiare diventando il più forte di tutti. Nella sua normalità, Kuroko è conscio dei propri limiti e di quanto nonostante l'impegno, più di tanto non possa migliorare, motivo per cui funge da perno per l'intera squadra. Infatti, è innovativa l'idea di un protagonista il cui scopo principale non è quello di primeggiare diventando il migliore, ma quello di agire in fruizione di un compagno di squadra più dotato di lui. Kuroko e Kagami sono agli antipodi: il primo è minuto e poco appariscente, il secondo è imponente e al centro della scena; se Kuroko è pratico di gioco di squadra e tecnica, Kagami è un concentrato di egocentrismo, forza e pura potenza... per crescere e farsi strada in questo mondo insomma, Kagami è costretto per forza di cose a lasciarsi guidare da Kuroko, nonostante il ragazzo abbia un'avversione pressoché totale verso i deboli come lui e debba quindi guadagnarsi il suo rispetto. Il dualismo agonistico che si respira nella serie pone lo spettatore a immedesimarsi per forza di cose in uno dei due personaggi, che insieme danno vita a scene piuttosto divertenti e inaspettate.


Tuttavia, i personaggi secondari non sono di contorno: a prescindere dall'innovativa idea di rendere una ragazza il coach della squadra, complice l'esperienza acquisita con il padre, noto preparatore atletico, il capitano e i nuovi primini del team con cui Kurono e Kagami accedono. Nonostante il tratto caratteristico di Fujimaki prediliga i bishonen, nella storia viene fatto capire che nessuno dei personaggi agli occhi delle ragazze appare particolarmente bello, e i vari membri della squadra non risultano come avviene spesso in questo genere di storie, per finire da contorno o fungere da supporto ai big; ognuno di loro ha un'abilità nella media, non brillando particolarmente ma facendo una degna figura in campo. La trama piuttosto lineare seguendo questi punti può rivelare diversi colpi di scena, per quanto i primi due episodi si siano mostrati molto godibili. Da un punto di vista della realizzazione tecnica, a cura della Production I.G. (Ghost in The Shell, Neon Genesis Evangelion, Kimi ni Todoke) le animazioni risultano sempre molto buone, fluide e dinamiche, criticabile la scelta di lasciare rigata l'ombratura sotto il mento dei personaggi più adatta all'originale cartaceo, anziché colorarla direttamente di nero, come è consono in animazione, molto bella la colonna sonora che mescola tracce rock a brani eurodance (facendo il verso al buon mix-tape utilizzato in Dear Boys).



La domanda che i fan del basket si staranno sicuramente ponendo, è: Jump ha infine trovato l'erede di Slam Dunk? La risposta è: assolutamente no. Kuroko no Basket è sicuramente una serie godibile e leggera che almeno in questo suo inizio risulta inferiore per character design e carisma dei personaggi rispetto al capolavoro di Takehiko Inoue, e si pone agli occhi dello spettatore in maniera diametralmente opposta, fornendo nuovi spunti di narrativa che promettono sicuro divertimento ed emozioni, ma probabilmente livelli di phatos e coinvolgimento minori, per quanto sia relativamente presto per giudicare. Ci troviamo di fronte ad un titolo che di primo acchito poteva sembrare già visto e su cui si poteva nutrire ben poche aspettative, ma la geniale idea di un protagonista che anziché primeggiare in quanto eroe, agisce nell'ombra per il bene altrui, è piaciuta molto perché può portare dinamiche estremamente interessanti e sperimentare nuovi sistemi di narrazione in un genere che fruiva sempre lo stesso messaggio limitandosi a cambiarne il mezzo. Una piacevolissima sorpresa da godere in leggerezza.

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