lunedì 18 giugno 2012

2x36 - Saint Seiya ha il suo Dragonball GT?

La domanda che apre il post è più che legittima. Se siete fan di animazione giapponese e non sapete che la leggendaria serie Saint Seiya, meglio conosciuta in Italia con il nome de I Cavalieri dello Zodiaco, ha passato il testimone ad una nuova generazione di eroi, evidentemente vivete sulla luna. Saint Seiya Ω (sì, faccio il saputello, si legge Omega), è la nuova produzione animata realizzata da Toei Animation.


La serie, si svolge in un futuro in cui alberga la pace: quando su un'isola greca del Mediterrano, compare Marte, Dio della Guerra rappresentato da un'entità di cosmo, attaccando Saori Kido, incarnazione umana di Athena. A salvarla lei e il neonato che accudiva, Kouga, compare Seiya, non più ad impersonare il Bronze Saint di Pegasus, ma il Gold Saint del Sagittario. Diversi anni dopo Seiya è scomparso, Kouga è cresciuto ed addestrato da Shaina, e Marte torna al suo attacco: la divinità combatte nuovamente Athena, Kouga espande il suo cosmo per difendere la donna, risvegliando il cloth di Pegasus; ma gli sforzi del ragazzo non sono sufficienti a sconfiggere il nemico, che rapisce Saori. Ha così inizio il viaggio di Kouga al salvataggio della dea che lo porterà da Palaestra, Accademia d'addestramento per Saint dove farà la conoscenza di pericolosi avversari e validi compagni, oltre al consueto percorso di crescita dell'eroe tipico di questo genere di produzioni shonen.

La serie ha subito diviso i fan in due fazioni: da una parte i delusi, essendo un prodotto originale e che non vanta minimamente il coinvolgimento dell'autore del manga, Masami Kurumada ne del designer dell'adattamento animato della serie storica, il compianto maestro Shingo Araki (Lady Oscar, Rocky Joe, Lupin III). Probabilmente a ciò sono dovute le numerose incongruenze con la serie originale e le innovazioni introdotte, che hanno fatto storcere il naso ai fan più datati; dall'altra gli entusiasti nel vedere finalmente in mezzo a tanti spin-off un sequel che per quanto ambientato in imprecisati anni nel futuro, si ricollega comunque alla linea temporale della serie classica, a differenza di Episode G e Lost Canvas.


La domanda che i miei lettori ora si staranno ponendo è: io da che parte mi sto schierando? La risposta è: fra coloro che ne sono entusiasti! Non fraintendete, sono il primo ad esercitare molte perplessità su alcune scelte, ma andiamo con ordine: una decina di anni fa, i saint erano morti e sepolti in Giappone, l'arrivo con forte ritardo della serie storica in America, riaccese l'interesse commerciale della serie, motivo per cui Shueisha e Bandai si misero al lavoro per realizzare i titoli paralleli alla saga principale sopra citati, così come Toei lavorò alla realizzazione degli OAV dedicati all'ultima parte del manga, mai adattata in animazione: Hades Chapter. Da allora numerosi progetti legati ai cavalieri furono introdotti, il film prologo al Capitolo dei Cieli, il Tenkai-Hen, il nuovo manga tutt'ora in corso, Next Dimension, e per festeggiare gli anni d'argento di Pegasus & Co. anche quest'ultima serie. Il richiamo commerciale lo si evince dal cambio di registro nella narrazione, nel design dei personaggi molto più simile alle Pretty Cure (ed infatti ha lavorato ad Heartcatch Precure!), così come delle armature molto più minimal e simili a tute aderenti; e parlando di armature, scordate i pesantissimi scrigni da trasportare sulle spalle, ora esistono le Cloth Stone, pietre ed amuleti che contengono i cloth. L'influenza delle opere più moderne è poi evidente: da Palaestra che fra esami a squadre e tornei interni richiamano molto Naruto, al personaggio di Haruto (nome curioso!) primo Saint Ninja che utilizza tecniche di manipolazione degli elementi. A proposito di elementi, lo sapete che in quest'epoca è indispensabile scoprire e padroneggiare il proprio per prendere parte ai combattimenti? Ebbene sì, sono rispettivamente stati introdotti fuoco, acqua, vento, fulmine, terra, luce ed oscurità.


Dunque, che fine hanno fatto gli estenuanti addestramenti? I crudeli combattimenti e le prove di rara crudeltà? Queste atmosfere candide e cariche d'amicizia, hanno intenerito il franchise? Probabilmente sì, ma il prodotto è destinato principalmente ad una nuova generazione e non la stessa degli anni "80, sebbene siano molti i richiami alla stessa: dal comparto grafico che in alcune pose e fermimmagine richiama molto lo stile di Araki a cui si ispira con l'intenzione di uniformare tradizionale e moderno a quello audio che ripresenta effetti sonori ormai iconici nella nostra memoria, quali il sibillio del cosmo che arde, i clot che si sprigionano ed armano il corpo, alla storica opening theme, Pegasus Fantasy, in un nuovo arrangiamento sia strumentale come tema di Kouga, il neoprotagonista e cantata in duetto dai Make-Up e una nuova voce femminile, al ritorno di Seiya della sua voce storica, Tooru Furuya (Ataru in Lamu, Yamcha in Dragonball) persa lungo il cammino delle divergenze fra direzione artistica e produzione animata.


Sì -direte voi- , ma a questo punto perché citare Dragonball GT nel titolo del post? Semplice, come i fan del manga originale di Akira Toriyama sapranno, il suo autore si è occupato semplicemente di curare il design dei personaggi e non della stesura della sceneggiatura dell'opera: ne è scaturito un eccellente lavoro da un punto di vista puramente tecnico, ma impietoso e fin troppo celebrativo ed autocitazionistico a discapito di un paio di buone trovate gestite tuttavia malissimo, che hanno reso l'opera una parodia di sé stessa. Fortunatamente Saint Seiya Ω ha suscitato quel senso di deja-vu solo parzialmente, ma è altrettanto vero che quest'opinione l'ho sviluppata avendo visto solo 12 dei 52 episodi e che tal parare sarebbe il caso di esternarlo a opera completata. Ad oggi posso dire che con Saint Seiya Ω si poteva sicuramente fare molto di più, ma a parte alcuni cambiamenti inspiegabili ed alcune innovazioni discutibili ed evitabili mantiene intatte le atmosfere che hanno reso celebre il prodotto, svecchiandolo e rendendolo non solo più giovanile nel suo spirito creativo ma anche ringiovanendo il target a cui è rivolto. Difficilmente questa rilettura dell'opera potrà soddisfare i fan della serie storica ora trentenni, poiché essa è rivolta agli adolescenti di oggi, figli delle serie di ultima generazione, motivo per cui questa assume toni più scanzonati e mainstream, abbandonando i caratteri tipici delle opere Kurumadiane ed anche la poesia di cui sono intrisi i capolavori di Araki. Tuttavia, se riuscirete a mantenere un'oggettività senza contaminazioni esterne e valuterete l'opera per quello che è e non per l'eredità che trasporta, potrebbe rivelarsi un passatempo godibile che di tanto in tanto farà ardere il vostro Cosmo.

1 commento:

  1. IMHO il paragone con DBGT è per ora impietoso: come già detto, sorvolando su un paio di dettagli la serie è piuttosto godibile (oltre che con un mood più mascolina della serie classica, visto che al posto di Hyoga+Shun c'è solo Ryuho nel cast base).

    Per i detrattori: sono Saint Seiya Fags, quindi difficilmente accontentabili.

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