domenica 28 dicembre 2014

4x24 - Il Ragazzo Invisibile che andava visto

Il Ragazzo Invisibile mi ha letteralmente spaccato a metà.
Alcune cose funzionano sorprendentemente bene per essere una produzione italiana, altre invece vanno molto male proprio perché sono cliché tipici delle produzioni nostrane... ma bando alle ciance e come Salvatores ha sperimentato qualcosa di nuovo portando questo film al cinema, io farò altrettanto scostandomi dalle solite recensioni e limitandomi ad elencare cosa funziona (in verde) e cosa non funziona (in rosso) qui di seguito.

 

Gli "Speciali". Il Ragazzo Invisibile mostra la creazione di una mitologia ben studiata, ambiziosa e piuttosto estesa su un ramo internazionale e di un mondo talvolta solo accennato che offre margine di esplorazione in eventuali sequel, prequel e spinoff se non persino in un ambiente cross-mediale (del resto già esistono il romanzo ed una miniserie a fumetti).

 La prima cosa che salta all'occhio è il target del casting. All'estero prendono over20 per interpretare teenager: vedi un ragazzo che sembra un po' più grande della sua età e forse anche più sgamato. Artificioso? Sì, ma funziona ai fini narrativi, e quindi può starci. Nello stivale si è scelto di seguire il procedimento opposto: per interpretare i teen di turno si è ricorso quasi a dei pre-adolescenti. I protagonisti si esprimono male, mostrano infantilismo ed ingenuità tipiche di bambini di quinta elementare se non della prima media: non c'è voglia di divertirsi in linea con l'età, sono totalmente assenti pulsioni sessuali e c'è una visione dell'amore romantica per nulla in linea al testosterone contemporaneo, figlio della tecnologia e precoce nei concetti quanto negli approcci.


Le scene d'azione sono ben realizzate: coreografia dei combattimenti di buon livello, spettacolarità nella regia delle inquadrature ed effetti speciali dosati ma ben credibili (a tal proposito, il trailer è completamente fuorviante). Nulla che faccia gridare al miracolo se paragonate a produzioni estere, ma la marcia in più si vede eccome e tale gli va riconosciuta.

I cattivi sono un frutto di stereotipi completamente slegati al contesto storico. La storia si svolge ai giorni nostri ma i nemici sembrano provenire direttamente dagli anni "80, e non nell'accezione positiva del termine. Si è scelto di dare un'impronta originale agli heroes, perché non fare altrettanto coi villains di turno senza cadere nei cliché tipici che puzzano di già visto in altri film?

 

Una profonda consapevolezza delle radici italiane si respira dall'inizio alla fine e questa volta in accezione estremamente positiva. Si vede che ci si trova di fonte ad un prodotto nostrano, ma trattare il tema di conseguenza ripaga eccome mostrando una nuova chiave di lettura interessante e che con un cast un po' più maturo e con esperienza avrebbe sortito un'impressione ulteriormente positiva.

Michele non si diverte. Un adolescente che ottiene il potere dell'invisibilità sa fin troppo bene come usarla (siamo stati tutti adolescenti, e tutti almeno una volta ci abbiamo pensato), e lo spettatore non riesce ad immedesimarsi nel protagonista che sembra gestire i poteri stessi come se fosse un adulto tormentato. E questo va in netta controtendenza a quanto mostrato col punto uno di cosa non funziona (leggete sopra)! Si passa dall'essere bambini all'essere adulti a seconda del contesto, ed essendo un percorso di formazione manca la parte fondamentale: l'adolescenza, la via di mezzo che non si respira nel corso della storia.


Gabriele Salvatores ha realizzato un esperimento incredibilmente coraggioso che colpisce e sorprende in diversi punti (il secondo ed il terzo atto in particolare), ma si vede che non mastica il ramo supereroistico dato che attraverso il fantastico scorda di trattare concetti importanti come il divertimento e la spettacolarizzazione (fine a sé stessa e non per un bene più grande), spingendo a più riprese il piede sull'acceleratore del consueto pippone italiano che poteva essere evitato o trattato in modo completamente diverso per svecchiare ancora di più un progetto che con tutte le ingenuità del caso nel complesso si presenta parecchio interessante. Il Ragazzo Invisibile non mi ha completamente soddisfatto ed è pieno di difetti, ma non mi fa rimpiangere la spesa del biglietto perché è stato in grado di mostrarmi una nuova faccia del cinema italiano che ci ha provato ed io a questo tentativo ho sentito il bisogno di dare almeno un'opportunità. Fosse solo per non trovarmi in mezzo a quella mandria di ipocriti che ripete fino allo sfinimento quanto in Italia si facciano sempre le solite cose e poi non offre il suo supporto quando qualcuno (e in questo caso un Premio Oscar) prova a cambiare le cose.

1 commento:

  1. Ciao, sono Vitlayer.
    Complimenti per l'ottima recensione, unici punti su cui mi trovo in disaccordo sono:
    gli effetti speciali, li ho trovato semplici, quasi da anni '80,
    Le scene action mostrano un incapacità di Salvatores nel realizzarle. Vedi scena di combattimento nel sottomarino, non dico di essere bravi come Gareth Evans, ma nemmeno così approssimativi.
    La sottotrama "speciali", mi è sembrata presuntuosa. Mi spiego tanta carne al fuoco con pochissimi approfondimenti. Questo poteva andare bene durante la Golden Age, ma oggi no!, Copiare senza leggere il "comics USA" non è una buona idea.
    Inoltre vi sono parecchi errori di sceneggiatura e altro (uno per tutti: il costume perfetto per il figlio. Prima che nascesse sapevano sia il potere e il fisico che avrebbe avuto una volta manifestatosi? Mah!!!
    Infine la nota più dolente gli attori tutti poco credibili in special modo i pargoletti, sembrava di vedere una puntata di una qualsiasi fiction tv italica.
    Morale della favola: un flop creativo ed economico! Un prodotto che non solo non avrà successo in Italia, ma che difficilmente potrà essere esportato.

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