Per evitare il
bandimento dalla Via della Seta dal Kublai Khan, nipote del terribile
Gengis, il mercante veneziano Niccolò Polo offre come pegno la vita di
suo figlio, Marco. Il ragazzo alla corte del conquistatore mongolo viene
sottoposto a lezioni di scrittura per imparare la lingua ed arti
marziali, poiché dovrà provvedere da solo alla propria difesa. Ben
presto il latino -così viene chiamato dagli orientali- si ritroverà
catapultato all'interno di intrighi e lotte di potere fra Mongolia e
Cina dove vestirà il ruolo di osservatore e consigliere, in cui la
guerra il più delle volte è un pretesto per portare a compimento i fini
personali di chiunque parteggi per le parti in causa.
Questo è solo l'incipit di Marco Polo, un esperimento mediatico globale di proporzioni inaudite: la
produzione dei dieci episodi che compongono la prima stagione ha
superato i 90.000.000 $. Budget impiegato nelle spettacolari riprese in
esterno all'interno dei territori in cui la storia viene esplorata
(Italia, Mongolia, Cina e Turchia) ed aver impiegato migliaia di
comparse (seconda in numero solo a Game Of Thrones),
oltre che per la costruzione di imponenti set e il noleggio di
strutture fatiscenti e la scelta di un cast internazionale di livello.
Infatti, ci verrà subito facile riconoscere nei volti di Niccolò e Marco
rispettivamente Pierfrancesco Favino (non nuovo ai blockbuster
internazionali quali Angeli & Demoni, World War Z e Rush) e Lorenzo
Richelmy (Sotto Una Buona Stella, 100 Metri dal Paradiso, I Borgia),
così come apprezzare le performance di figure di spicco del cinema
asiatico quali Benedict Wong (Kiss Kiss Bang Bang, Prometheus, Kick-Ass
2) e Chin Han (Il Cavaliere Oscuro, Captain America: The Winter Soldier,
2012), tutti nomi di professionisti che oltre che consolidare il
proprio talento al cinema ed in televisione hanno formato le basi della
propria carriera direttamente a teatro.
Ma se Marco Polo è
senz'altro un prodotto ben confezionato nel suo involucro, non risulta
certo trascurato nei contenuti: una fotografia ed una regia di livello
in grado di farlo competere con prodotti quali Breaking Bad,
una sceneggiatura vincente tanto realistica negli eventi storici quanto
romanzata nelle situazioni sentimentali, dialoghi brillanti e
personaggi a cui è davvero impossibile non affezionarsi. Le motivazioni
che armano i singoli personaggi sono credibili, realistiche e per nulla
scontate, e la storia in un crescendo avvincente di colpi di scena
regala villain carismatici ed un grande cliffhanger finale. Particolare
cura è stata donata anche alla colonna sonora d'impatto ed incisiva
specie nelle lunghe sequenze d'azioni acrobatiche e ottimamente
coreografate nella loro tecnica che nonostante la freniticità risultano
sempre fruibili nel più piccolo passaggio.
È difficile trovare
difetti in Marco Polo, probabilmente la si potrebbe definire una serie
non per tutti: davanti ad un calibro tecnico e narrativo di questi
livelli, una sceneggiatura impegnata ne è la naturale conseguenza e chi
cerca storie contemporanee e leggere con un linguaggio più dinamico,
fresco e popolare sicuramente potrebbe non apprezzare il masterpiece
curato da The Wenstein Company. Se questo è l'andazzo che la serie avrà
per le successive stagioni, Marco Polo non solo si confermerà una
visione obbligata quanto imperdibile per gli amanti di televisione di
qualità, ma la migliore serie tv Netflix ad oggi prodotta, superando
anche Orange Is The New Black ed House Of Cards.
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