domenica 26 agosto 2012

2x46 - Grazie di tutto, Cavaliere Oscuro

Se parliamo di comic movie, uno dei più riusciti, se non il più riuscito ad oggi, è probabilmente il Batman di Christopher Nolan. Non tanto per quanto riguarda la fedeltà al fumetto originale da cui è tratto, anzi, forse come non mai un adattamento cinematografico se ne discosta, in quanto Nolan ha sempre voluto dare connotazioni realistiche e contesti verosimili all'Uomo Pipistrello, ma per le carismatiche atmosfere e l'epicità della trama che partendo da un buon primo capitolo, eccelle in un secondo e chiude magistralmente con il terzo ed ultimo, dal titolo Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno.


La trilogia di Nolan è stata spesso definita maledetta: i numerosi incidenti sul set che hanno ferito gli attori principali ed ucciso uno stant, la morte di Heath Ledger, carismatico interprete del Joker e ancora, la recente strage ad Aurora, potevano potenzialmente minare la riuscita del titolo, cosa che per fortuna non è successa, vista l'indubbia qualità delle pellicole. Eppure dopo Batman Begins, nessuno si sarebbe aspettato qualcosa dal feedback così rindondante e dagli incassi stratosferici come avvenuto con Il Cavaliere Oscuro; cosa che ancora oggi, a pensarci, rizza i peli sulle braccia degli addetti ai box-office. Cos'ha colpito tanto dei Batman di Nolan? Come già detto, il prepotente realismo: la scelta di mostrare una Gotham meno gotica e steampunk -tutte atmosfere tipiche della regia di Tim Burton-, ad una più moderna, in grado di vivere giornate di sole e routine quotidiana scandita dalla normalità, e i villain non sono superuomini o figure al limite del grottesco quali potevano comunque essere gli inflazionati Pinguino, Mr. Freeze e Poison Ivy. Portare sullo schermo nemici del calibro di Ra's al Ghul e privarlo della sua immortalità, di Catwoman e privandola dei poteri mistici o eredità feline del caso, così come di Bane senza il venom a pompargli nelle vene, significava credere in maniera indissolubile nella personalità carismatica ed indubbia umanità di cui i cuori dei personaggi originali DC Comics, erano intrisi. E' stata una scelta difficile mostrare un Bruce Wayne fragile, stanco, impaurito, insicuro ed umano, portarlo nel mondo esterno ad allenarsi e a crescere spiritualmente, affiancargli numerosi aiutanti e persone fidate alla conoscenza del suo segreto, e che scacciassero via con una folata di vento il contesto horror e dark in cui rimaneva solo un giustiziere a difendere una città ormai corrotta.


Quello che sulla carta sembrava difficile, funziona alla perfezione, e mai come in questo terzo capitolo che come riporta la sinossi ufficiale, si svolge otto anni dopo le vicende del secondo, si respira aria di stanchezza, delusione, cinismo, bugie e cose non dette: Wayne si ritira dalle scene, è invecchiato, porta lesioni e ferite che debilitano il suo corpo ma che sono niente paragonate alle cicatrici celate nell'anima. C'è da chiedersi: con il Joker dietro le sbarre, la criminalità organizzata sbaragliata, e il decreto Harvey Dent, che permette alla giustizia di procedere spedita per la sua strada, c'è ancora bisogno di Batman? Nei fumetti la risposta che troviamo è sì: se Spider-Man è New York, Batman è Gotham City; ma Nolan lancia un messaggio nuovo, abbandona questa tematica e usa il Cavaliere Oscuro come un tramite: Batman può essere qualsiasi persona che vuole fare la differenza. E' chiaro che ci riferiamo alla volontà e alle intenzioni dello stesso, visto che non tutti abbiamo le finanze, le conoscenze e le risorse di tal Bruce Wayne, non di meno, se i film di casa Marvel davano spesso più spazio a Peter Parker che allo Spider-Man in sé, Nolan ha tentato la medesima impresa portando in scena le emozioni umane e i rapporti dei personaggi dietro la maschera e veicolandole fra loro dando dimostrazione di come nessuno sia solamente buono o cattivo: per questo diamo spazio a Jim Gordon, sapientemente interpretato da Gary Oldman, passando per la suadente Anne Hathaway nei panni di Catwoman per andare dal potente Bane, i cui panni sono vestiti da un irriconoscibile Tom Hardy, fino a forse quello che è il personaggio più interessante ed importante del film -che è stato annunciato, verrà introdotto in tempi brevi anche nell'universo fumettistico DC- John Blake, giovane detective ligio al dovere, interpretato da Joseph Leonard Gordon-Levitt.


Se la forza del film sono le battute e i dialoghi prepotentemente caratterizzati da un forte impatto emotivo, da un punto di vista puramente tecnico, il film è leggermente superiore al secondo capitolo: la colonna sonora presenta temi riconoscibili ormai resi celebri (e che i gamer hanno avuto modo di orecchiare in una chiave piuttosto simile nell'ottimo adventure/stealth Batman: Arkham City) e gli effetti speciali visivamente sono spettacolari e d'atmosfera: da pelle d'oca la scena nello stadio subito dopo l'esecuzione dell'inno così come il primo volo sul Batwing. Il film dura quasi tre ore, ma non le si sente: la storia dopo un inizio lento (ma giustificato) procede serrata fra colpi di scena ed azione al cardiopalma, rivelazioni sconvolgenti sino all'ultima scena e un finale che sicuramente riuscirà a soddisfarvi. All'adattamento italiano c'è ben poco da eccepire, se non il cambio di voce al personaggio di Lucius Fox, interpretato da un magistrale Morgan Freeman, ma non trattandosi di un capriccio, direi che possiamo perdonare la mancanza.


Christian Bale ha dato il volto ad un Bruce Wayne diverso da tutti gli altri, ad alcuni potrà non piacere, ad altri potrà far storcere il naso, a molti, come incassi e Warner Bros testimoniano, avrà fatto impazzire; io signori, sono fra quelli: il carisma del Batman di Christopher Nolan rappresenta la speranza, l'accettazione, la determinazione, il sogno, la paura, e il desiderio di giustizia e rivalsa, in parole povere, l'essere umano. Questo viaggio introspettivo scandito dal dolore e dalle emozioni non è per tutti: se abbandonate i preconcetti fumettistici e vi gettate a capofitto nella storia e nei suoi personaggi, sicuramente apprezzerete questo mondo in un modo nuovo e vi innamorerete perdutamente della chiave di lettura adottata dal regista. Per l'Uomo Pipistrello il futuro prevede un reboot più canonico e in linea all'introduzione del Cavaliere Oscuro nel film della Justice League (proprio come la casa di Stan Lee fece coi suoi personaggi in occasione di The Avengers), quindi questo capitolo è da ritenersi concluso, ma rimarrà senz'altro ricordato nel cult cinematografico a venire, come un pezzo di storia di Batman.

"La speranza nasce dalla disperazione."

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