domenica 27 maggio 2012

2x28 - Medaka Box

Sarò sincero: l'approccio all'ultima jumpata giunta in Italia, era quello di una persona cinica e disillusa. Eppure, dopo la lettura del primo volume di Medaka Box, posso ritenermi soddisfatto, poiché ho avuto modo d'appurare che c'è molto più di quello che sembra.


"Qualunque sia la pena che li affligge, gli studenti dell'istituto Hakoniwa hanno a loro disposizione un rimedio infallibile... infilare una richiesta d'aiuto nella Medaka Box! 24 ore al giorno e 365 giorni l'anno, il presidente del consiglio studentesco Medka Kurokami farà di tutto per risolvere i problemi degli alunni della sua scuola! Insieme a Zenkichi, Akune e Kikaijima, l'invincibile ragazza affronterà tutte le sfide: dai banali compiti in classe a pazzesche battaglie al limite del soprannaturale!"

In un panorama in cui si susseguono una valanga di titoli tutti uguali estrapolati dalle varie riviste shonen, con un plot come quello che avete letto solo qualche riga fa, pensavo di trovarmi sulla falsariga di Sket Dance, invece, se questo fa il verso alle bizzarre situazioni alla Gintama, il manga composto a quattro mani da Nisio Isin (Death Note: Another Note, xxxHolic Another Holic) alla sceneggiatura e Akira Akatsuki (Z-XL Dai, Little Brave Pukateriosu), si presenta atipico per certi versi rispetto agli altri presenti nel magazine. Il fanservice presente in minima parte nelle forme della protagonista, non deve trarre in inganno: trattasi di mero specchietto per le allodole poco sfruttato per altro ai fini della trama che fa del suo punto forte proprio i personaggi. A partire dalla protagonista, Medaka -e non è la prima ragazza a guadagnarsi codesto ruolo in titoli della rivista ammiraglia di Shueisha- avvenente fanciulla dalle curve mozzafiato ed armata dal forte senso di giustizia, pare apparentemente non avere punti deboli: intelligente, forte e con numerosi interessi quali sport e calligrafia, non prova nessun odio o rancore per i suoi nemici o chiunque si mette fra lei e i suoi piani; crede che tutti vadano aiutati o recuperati indistintamente. La capacità d'ascolto e la comprensione da parte di coloro che l'aiutano, condizionano la sua personalità senza farle smarrire la forte morale che la contraddistingue, per questo motivo potremmo quindi definirla una versione simpatica dell'omonima protagonista de La Malinconia di Haruhi Suzumiya. Il dualismo creato fra lei e il suo amico d'infanzia, il co-protagonista Zenkichi, tuttavia si discosta molto fra quello che hanno Haruhi e Kyon; è più probabile che il lettore medio si identifichi in lui, per quanto risulti difficilmente stereotipabile. Infatti, è prerogativa della serie, offrire ai personaggi un variegato e pittoresco spessore psicologico ben congeniato in cui emergono caratteristiche, difetti ed abitudini portati all'estremo che passato lo stereotipo iniziale nella prima manciata di pagine in cui essi sono facili alla catalogazione, regalano nuovi spunti in grado di sorprendere il lettore: non esistono personaggi buoni o cattivi, infinite sfumature di grigi la fanno da padrone tra bianco e nero e tutti hanno qualcosa da nascondere nell'ombra.


La struttura narrativa episodica respirata nel primo volume non esclude l'arrivo di saghe composte da più capitoli e villain che possano mettere in difficoltà il duro compito di Medaka (che ricordiamo, per quanto abbia ottenuto il 98% delle preferenze nel corso delle elezioni, ha un 2% di persone a remarvi contro); per quanto i dialoghi si prestino a una sceneggiatura che oscilla dal drama al comico, sono presenti numerose scene di combattimento in cui i personaggi mostrano una forza sovrumana o sfoggiano particolari tecniche speciali che in quanto assurdità ed innovazione richiamano Le Bizzarre Avventure di JoJo. Il citazionismo ad altri prodotti storici pubblicati da Shonen Jump, si spreca: dalle battute e i riferimenti utilizzati dagli studenti di turno alle pose di Medaka stessa che richiamano puntualmente mostri sacri del fumetto e dell'animazione giapponese, con l'intenzione di voler prendere in giro più che omaggiare le restrizioni che la rivista tradizionalista impone al genere... ma per riuscire a notarlo, il lettore dev'essere in grado di leggere fra le righe. Passando alla realizzazione tecnica, il disegno mostra un tratto molto giovane, pulito e dettagliato scelto appositamente per incrociare il favore delle nuove generazioni e delle visual novel: capigliature bizzarre, piercing e pose dinamiche la fanno da padrone insieme ad una buona regia delle inquadrature che non risultano mai spoglie o prive di dettagli.


Medaka Box è un titolo che sicuramente dividerà il pubblico fra chi non lo sopporterà e chi se ne innamorerà perdutamente: dopo una manciata di capitoli volti alla presentazione dei protagonisti, la storia cambierà registro trasportando il lettore in un contesto scolastico in cui i personaggi più bizzarri si scontreranno per i motivi più assurdi riuscendo comunque a divertirvi e coinvolgervi. Presentato in offerta lancio nei punti vendita convezionati al prezzo di 1,90€, il nuovo titolo a cadenza mensile pubblicato da GP Publishing riesce a sorprendere e divertire, ma essendo molto controverso non è sicuramente un titolo rivolto a tutti; proprio per via del forte sconto consiglio di acquistarlo per darvi una possibilità.

sabato 26 maggio 2012

2x27 - A due anni dalla sua conclusione, il papà di LOST ci racconta il finale

Che l'abbiate vista oppure no, l'avete almeno una volta sentita nominare, LOST. La serie cult più discussa, chiaccherata, seguita e misteriosa dell'ultima decade ha catalizzato l'attenzione di milioni di telespettatori in tutto il mondo per sei anni consecutivi, e sono molti i fan rimasti insoddisfatti del finale. Se i rapporti tra stampa, media e personaggi dello spettacolo è sempre stato conflittuale, immaginate cosa voglia dire per un produttore televisivo confrontarsi con un fan deluso dal suo show. E' quello con cui dovrà misurarsi a due anni dal suo termine, uno dei papà della serie, Damon Lindelof (Prometheus, Once Upon a Time), in una videointervista rilasciata a On The Verge, in cui si esprime sul finale. Se avete quindi dubbi, perplessità o lamentele al riguardo, proseguite dopo il salto per scoprire se troveranno risposta... 

 
A LOST hanno lavorato diverse persone, fra cui spiccano nomi importanti come quelli di J.J. Abrams (Alias, Star Trek, Fringe) e Carlton Cuse (Arma Letale, Indiana Jones, Nashville), ma in quanto co-creatore, Lindelof, non fa da scaricabarile, ed anzi, si proclama responsabile principale di tutte le scelte che hanno portato la serie a concludersi in questo modo. Afferma che l'unico rimpianto che ha, è stato quello di aver dichiarato inizialmente nel corso di un'intervista "tutte le risposte arriveranno", cosa che dalla seconda metà della terza stagione ha ben pensato di non affermare nuovamente, conscio di quando sarebbe terminata la serie. Infatti, dapprima figurava l'improvvisazione dedita a mantenere vivo l'interesse del pubblico nei confronti dello show disseminando mistero e suspance a destra e a manca mantenendo alti gli ascolti e suggerendo al network un rinnovo per permettere la risoluzione delle incognite in sospeso nella stagione a venire; stratagemma indispensabile e d'uso comune quando non si sa quanto avrai l'occasione di raccontare. Con la consapevolezza della conclusione della serie alla messa in onda della sesta stagione, Lindelof ha dichiarato che continuare a visionare la serie solo per ricevere tutte le risposte, avrebbe significato rimanere insoddisfatti del finale


Damon spiega meglio questo suo punto di vista prendendo una delle scene chiavi di The Matrix: la sequenza in cui l'Architetto spiega a Neo cosa c'è dietro alla Matrice, è una delle cose peggiori che siano mai state girate, e volevano categoricamente tenersi alla larga dal realizzare qualcosa di simile. Facendo una critica costruttiva a sé stesso si potrebbe dire che il finale equilbrato risiederebbe nel mezzo tra la scena dell'Architetto in The Matrix dove è stato detto troppo e il finale di LOST dove è stato detto troppo poco; tuttavia fra le due, sicuramente il primo rischia di far perdere la magia che caratterizza il prodotto, prediligendo il secondo. In sostanza, potremmo definire la linea di pensiero dell'uomo con un: non tutte le domande dovrebbero avere una risposta. Le parole di Lindelof trovano conferma in un episodio molto caro ai fan, "Al di là del Mare" (quindicesima puntata della sesta stagione), che ha diviso molti fan iniziando ad introdurre risposte inerenti ad alcuni misteri e personaggi, ma che nonostante la sua importanza, risulta una delle puntate a cui l'uomo è meno legato proprio a causa della struttura narrativa: informazioni su informazioni che si sussegueno al solo scopo di fornire allo spettatore parte di ciò che voleva, nessun nesso con i personaggi su cui avevano lavorato negli anni in precedenza.


Lindelof ribadisce che tutto ciò che è successo nella serie è reale: l'aereo che precipita, il fumo nero, i viaggi nel tempo, l'isola che si sposta, la botola che implode, la morte di Jack. L'idea di LOST era quella di rendere palpabile il concetto di Purgatorio, rappresentato dall'isola stessa, cosa che molti fan hanno capito in maniera quasi istantanea quando l'aereo è precipitato e ha fatto sì che persone apparentemente sconosciute tra di loro ma in un qualche modo connesse e con le rispettive esistenze alla deriva, si incontrassero trovandosi uniti nella tragedia; da qui il titolo LOST che trova più coerenza nella metafora di coloro che hanno perso la via, più che nel senso figurato di coloro che sono dispersi. Non è un caso che i personaggi che giungono alla fine del loro percorso, poco dopo spirino, quasi come se si fossero guadagnati il Paradiso. Seguendo questo filo logico, ci è chiaro come Damon e gli altri showrunner abbiano più a cuore l'interazione tra i personaggi e la reciproca compensazione che li porta ad aiutarsi e risolvere i rispettivi problemi a dispetto di come bene e male abbiano preso piede sull'isola, chi essi siano e cosa rappresentano in termini spirituali, esoterici e narrativi: concentrarsi sulla soluzione del problema a dispetto dell'origine.  


Il papà di LOST conclude dicendo che quando creano un mistero da presentare allo spettatore, sanno già dove andare a parare con la soluzione dello stesso e che la risposta dei fan al problema, conta tantissimo, visto che quando pensano ad una soluzione, sono i primi nel momento in cui valutano gli eventuali sbocchi narrativi a vagliare differenti scenari e le conseguenti reazioni, dato che a loro volta sono fan: la stessa reazione che il pubblico ha dopo aver assistito ad un colpo di scena, l'hanno avuta anche i creatori dello show mesi prima di girarla, solamente scrivendone il copione.

Soddisfatti? Se la risposta è no e volete saperne di più, non rimane che provare ad intervistare Damon Lindelof fra un altro paio d'anni, sia mai saremo più fortunati!

venerdì 25 maggio 2012

2x26 - I Simpson tornano al cinema

Se stavate sperando di rivedere quanto prima i gialli più famosi d'America al cinema, purtroppo le vostre aspettative verranno ripagate solamente in parte. Infatti, il produttore televisivo Al Jean (Teen Angel, The Critic) conferma che la famiglia di Homer, farà il suo ritorno nelle sale cinematografiche in un cortometraggio trasmesso in testa alla proiezione del quarto capitolo della fortunata serie cinematografica targata 20th Century FoxL'Era Glaciale: Continenti alla Deriva.

 
"Jim Brooks, produttore esecutivo voleva che realizzassimo un corto nello stile della Pixar o comunque nello stile di quelli proiettati al cinema molti anni fa" dihiara Jean a E! Online riferendosi ai classici Disney e Warner che fanno capolino sulle nostre tv da anni ne sono esempio, "l'idea era ringraziare i fan che ci seguono cono rinnovati entusiasmo ed affetto, da oltre 25 anni", conclude poi. Contrariamente alle aspettative, la protagonista assoluta del corto sarà la piccola Maggie Simpson che nella serie regolare non ha mai coperto un ruolo importante salvo pochissimi episodi, complici la giovanissima età e l'incapacità di parlare che l'hanno portata ad essere indirettamente protagonista di simpatiche gag in quanto macchietta comica. Il produttore fornisce inoltre delucidazioni sul titolo, la durata e la trama del corto: "Si intitolerà Maggie Simpson in The Longest Daycare e durerà poco più di quattro minuti. La storia ruota attorno al primo giorno di Maggie all'Asilo Ayn Rand: in quella struttura i bambini vengono inseriti in un macchinario brevettato dal Professor Frink che ha lo scopo di determinare previo uno scan, il loro futuro; quando Maggie come risultato ottiene un "nulla di speciale", viene reclusa in un'area mediocre dell'asilo in cui si susseguiranno una serie di assurde e situazioni divertenti." Sono interessanti inoltre le informazioni rilasciate sulla realizzazione del corto: "Ritorniamo all'utilizzo del 3D dopo l'apprezzato successo di qualche anno fa (si riferisce al corto in cui Homer che finisce nel nostro mondo raffigurato nello speciale annuale di Halloween, La Paura fa Novanta VI), ci siamo evoluti da allora e pensiamo che sia bello aver la possibilità di sfruttare i passi avanti che abbiamo fatto nel frattempo per testare l'indice di gradimento sul pubblico e capire se il prossimo film ispirato a The Simpson, possa piacere se realizzato con quella tecnica." 


I fan italiani della serie potranno visionare il corto, la cui regia è stata affidata a David Silverman (La Strada per Eldorado, Monster & Co.) nei cinema italiani che proietteranno L'Era Glaciale: Continenti alla Deriva a partire dal 28 settembre 2012.

domenica 20 maggio 2012

2x25 - Quella casa nel bosco non è come sembra


Quando andate al cinema a guardare un film horror, sapete già cosa vi apprestate a vedere nel più dei casi: un gruppo di giovani passa un weekend in posti fuori dal mondo, imbattendosi nella pericolosissima figura sovrannaturale di turno che uno ad uno dopo averli terrificati, li uccide barbaramente, lasciando nella migliore delle ipotesi sfuggire dagli artigli della morte, una coppia innamorata o la ragazza della porta accanto che si trasforma nell'eroina di turno. Ebbene, il trailer di Quella casa nel bosco non lascia spazio a particolari divagazioni sul tema, eppure come fanno notare gli sceneggiatori e registi Drew Goddard (Lost, Cloverfield) e Joss Whedon (Buffy: The Vampire Slayer, The Avengers), "tu credi di conoscere la storia".

Mi è praticamente impossibile recensirvi il titolo senza fare grossi spoiler sulla trama, quindi se non volete rovinarvi la bellissima storia, correte al cinema! Viceversa, se vi interessa comunque sapere perché questo è il titolo più geniale ed innovativo che abbia visto negli ultimi tempi, proseguite dopo il salto...


All'alba dei tempi, la Terra era in mano agli Antichi, gigantesche divinità spinte da puro odio e sete di sangue che soggiogavano il pianeta con catastrofi naturali, violenza e morte. Caduti nel sonno, gli uomini erigono Il Tempio, una segreta fondazione governativa, scientifica e religiosa che ha lo scopo di eseguire annualmente il "rituale", una pratica che vede il sacrificio di cinque giovani che compongono certi archetipi: la Puttana, l'Atleta, lo Studioso, il Buffone, e la Vergine. Tutti devono morire in un ordine preciso, fino a che solo la Vergine rimane, al fine di placare il sonno degli Antichi, impedirne il risveglio e la conseguente distruzione del mondo. A questa premessa aggiungete quanto visto nel trailer: un gruppo di cinque universitari, due ragazze e tre ragazzi, si avvia a trascorrere il weekend in uno chalet montano... vi dice niente?


Ci si trova di fronte ad uno schema narrativo originale e pretenzioso: infatti, seguendo questo background, senza alcun problema di violazione di copyright, allo spettatore viene fatto credere che tutti i film incentrati su questi cliché siano collegati al suddetto rituale, e che come la storia cinematografica americana ci insegna, deve andare avanti da molti anni. Inoltre, viene mostrato che Il Tempio ha diverse filiali nel mondo (viene detto che gli americani sono l'ultimo baluardo rimasto insieme ai giapponesi), ciò implica una globalizzazione dell'immensa paraculata sopra citata, coinvolgendo anche il cinema internazionale. Interessanti i risvolti psicologici che tendono forse a giustificare il perché alcune caratteristiche tipiche del genere si ripresentino puntualmente con grande disappunto dello spettatore; il team di scenziati ha infatti lo scopo di condizionare i giovani nelle loro scelte previo messaggi subliminari, agenti chimici, gas e sostanze varie,come ad esempio l'esalazione di feromoni per convincere la già facile Jules ad esser ancor più promiscua o il dividere un gruppo che in questo genere di situazioni farebbe meglio a restare unito. Eppure, la rivincita avviene proprio dai cliché sottovalutati: l'eroe qui non è il bel palestrato di turno, tanto meno il bravo ragazzo intellettuale, ma il tizio buffo e spiritoso, che tendenzialmente muore per primo. Le droghe che permeano l'organismo del giovane, lo rendono immune ai vari condizionamenti esterni portati dall'organizzazione, e lo rendono contrariamente alle aspettative, in grado di sopravvivere alla minaccia di turno e portare in salvo la ragazza al fine di sventare il macabro rituale. Da qui in avanti sarà un susseguirsi di imprevidibili e sconvolgenti eventi sino all'inaspettato finale.


La storia raccontata da Goddard e Whedon rimescola le atmosfere ansiotiche e misteriose già respirate in Cloverfield, amalgamandole a gag che spezzano la tensione e si focalizzano sui personaggi tipiche dello schema delle battute delle produzioni whedoniane; è possibile trovarsi catapultati in atmosfere horror per oscillare a surreali dialoghi per tornare nel thriller e sfociare successivamente nel drama, il tutto con tinte splatter. Il ritmo a differenza della tensione, non viene mai spezzato, e permette allo spettatore di trovarsi di fronte ad un'esperienza narrativa senza precedenti, che mescola l'assuefazione da reality già respirata in titoli quali The Truman Show e Hunger Games a tematiche religione e cospirazioniste, offrendo spunti totalmente nuovi. Anche il cast offre una buona performance, e forse i fan più devoti allo sceneggiatore di Serenity e Firefly, saranno contenti nel vedere comparire nel cast, alcune guest d'eccellenza quali Amy Acker da Angel, Tom Lenk da Buffy: The Vampire Slayer e Fran Kranz da Dollhouse; non trascurati i fan dello sci-fi con una sempreverde Sigourney Weaver, star di Alien e dei comic movie grazie alla presenza di un inedito Chris Hemsworth direttamente da Thor.


Quella Casa nel Bosco sorprende, spiazza lo spettatore e lo trascina in un surreale concentrato di atmosfere horror e splatter, condite con thriller ed un pizzico di humor sapientemente dosato all'occorrenza. Fa della caratterizzazione dei suoi personaggi e di miti e leggende metropolitane della cultura pop globale il suo punto forte, presentando una storia dall'enorme crescita eponenziale che ricompenserà il pubblico con un incredibile finale. Dopo tantissime fotocopie, arriva un prodotto fresco, e tutto nuovo. Promosso a pieni voti.

sabato 19 maggio 2012

2x24 - How I Met Your Mother? Soon, Son!

O per lo meno è ciò che promettono gli autori. La settima stagione di How I Met Your Mother, in America si è conclusa solo pochi giorni fa con un grande colpo di scena, ma il suo creatore Carter Rays non perde tempo e si pronuncia già su ciò che potremmo vedere negli episodi della prossima stagione. Quanto segue è da ritenersi spoiler per chi segue l'edizione italiana, essendo l'ultima stagione ancora inedita nel nostro paese, tuttavia, se ciò non vi è di ostacolo, proseguite dopo il salto...

http://famigliavongola.altervista.org/himym02.jpg

Nelle ultimissime scene del settimo season finale costituito da un doppio episodio dal titolo "The Magician's Code", assistiamo grazie ad un flashforward alla rivelazione dell'identità della sposa di Barney, che come i fan speravano si è scoperto essere Robin. Durante un'intervista lasciata a TV Line, Rays ci anticipa alcune succose anticipazioni sugli eventi dei primi episodi e dell'andamento della serie in generale: "Il giorno in cui si celebrerà il matrimonio succederà di tutto a tutti i personaggi", aggiunge Rays "tuttavia questo è solo l'inizio, visto che il primo episodio si svolge cronologicamente immediatamente dopo l'ultimo della settima, mentre il secondo ben quattro mesi dopo gli eventi narrati in quel frangente, e tutto è cambiato in un modo inaspettato, complicando le cose".


L'autore si pronuncia poi sulle dinamiche dei rapporti tra i personaggi, fulcro delle slap gag più efficaci dello show: "Sappiamo con chi si sposerà Barney, ma vedremo anche quanto sarà tortuoso il percorso che porterà il playboy ad accasarsi con Robin; le cose non andranno bene da subito a causa di un nuovo interesse amoroso della ragazza, che verrà introdotto già nei primi episodi e che siamo sicuri vi piacerà molto!" afferma entusiasta portando poi l'attenzione su Marshall e Lily: "avere dei figli e andare a bere con gli amici al bar alla sera diventa difficile, già navigata nella gestione di relazioni sentimentali a lungo termine, la coppia dovrà rendersi conto di cosa voglia dire diventare genitori provando a restare comunque dei buoni amici." 


Ma le informazioni più interessanti sono senz'ombra di dubbio quelle incentrate su Ted e il finale della serie: "Su Facebook ho letto che la maggior parte dei fan si aspetta che la conclusione della serie avrà luogo nel momento in cui Barney e Robin si sposeranno e Ted incontrerà quella che diventerà poi sua moglie. Non dico non sarà così, ma i fan potrebbero... sbagliarsi", conclude poi Rays: "La fine potrebbe non essere così vicina. Stiamo pensando di esplorare nuovi percorsi che vedrebbe il cambiamento della vita di Barney e Robin una volta sposati e il processo di conoscenza e corteggiamento che porterà Ted ad innamorarsi della donna con cui si sposerà e da cui avrà i due figli." Le parole del creatore si riallacciano alle ben note richieste di 20th Century FOX che sulla scia di successo dei primi anni auspicava di concludere la serie in un totale di 10 stagioni, bissando il più grande successo comedy della tv della storica Friends, in mano alla rivale Warner Bros (più vicina al traguardo con Two and a Half Man anche senza il suo alfiere Charlie Sheen, e con la godibilissima The Big Bang Theory). Ma riuscirà How I Met Your Mother a resistere sugli schermi per altri tre anni con storie di qualità e odience alle stelle? Non rimane che aspettare settembre per godere di questo riscontro leggen... aspetta, eccolo, sta arrivando... dario!

venerdì 18 maggio 2012

2x23 - Hot Toys presenta Thor e Loki

E' doverosa una premessa per tutti, prima di addentrarci nell'articolo: cos'è un Action Doll? Il nome tende a trarre in inganno portando a pensare che si trattino di bambole, quando in realtà è più probabile avvicinarsi al concetto di action figures con sensibili varizioni quali: maggior cura dei dettagli, elevate dimensioni, realismo nei particolari, (possano questi esseri lineamenti e connotati fisici o tessuti adoperati per i vestiti), giunture nascoste ed un'elevatissima posabilità: quindi a discapito del fatto si prestino alle apparenze, non sono giocattoli, ma veri e propri oggetti da collezionismo.


Hot Toys, è leader nel settore, e dopo aver realizzato brillanti pezzi per masterpiece quali Alien, Indiana Jones e Star Wars, si sta ora concentrando sul recente successo cinematografico Marvel, ritraendo alcuni dei protagonisti di The Avengers. Nel dettaglio andremo ad analizzare le caratteristiche principali delle Doll dedicate ai due fratelli asgardiani, Thor e Loki.


Il dettaglio impiegato nei volti come potete notare dalle immagini è invidiabile: i lineamenti di Chris Hemsworth e Tom Hiddleston sono riprodotti alla perfezione, in particolar modo quest'ultimo risulta particolarmente riuscita nelle sue espressioni facciali. Alti approssimativamente 32cm, i corpi sono composti con oltre 30 punti articolabili, sette mani intercambiabili, accessori quali martello e scettro e fedeli riproduzioni di entrambi gli elmi. Realizzati in una scala 1/6, entrambi i personaggi sono rivestiti di mantello.

Le brillanti opere della casa di Hong Kong saranno disponibili in edizione a tiratura limitata, entro dicembre 2012 ad un prezzo orientativo di 169,99€ cad.

giovedì 17 maggio 2012

2x22 - Arrow: l'addestramento di Freccia Verde in video


CW rilascia un breve segmento video dal teaser site ufficiale di Arrow, serie che si ispira al popolare personaggio della DC Comics, Green Arrow, conosciuto in Italia con l'iconico nome di Freccia Verde. Nel cast tuttavia, a dare il volto al miliardario Oliver Queen, non tornerà Justin Hartley, già visto in Smallville, bensì Stephen Amell (New Girl, NCIS, C.S.I.). Nel video, è possibile osservare Oliver nel corso dell'addestramento che lo porterà a diventare l'eroe della Justice League. Ovviamente, visitando il sito, avrete constatato che a causa dei filtri, sarà impossibile per coloro che digitano al di fuori degli Stati Uniti, visionare il video. Tuttavia, un Nerd fan del popolare personaggio, ha ben pensato di pubblicare il filmato su YouTube, rendendolo accessibile a tutti.


"Dopo un violento naufragio, il playboy miliardario Oliver Queen è dato per disperso e presunto morto per 5 anni prima di essere rintracciato in una remota isola del Pacifico. Quando Oliver torna a casa a Starling City lo accolgono la sua madre devota Moira, l’adorata sorella Thea e il suo migliore amico Thommy, ma i tre sentono che il ragazzo è cambiato dal suo soggiorno sull’isola. Mentre nasconde la verità sull’uomo che è diventato, Oliver si riavvicina ai suoi amici più vicini, in particolare alla sua ex ragazza, Laurel Lance. E mentre fa questo crea un’identità segreta – Arrow, una sentinella – che vendichi ciò che la sua famiglia ha subito e combatta il male della società per ristorare la vecchia gloria di Starling City. Di giorno Oliver è uno spensierato donnaiolo, mentre di notte opera nell’oscurità. Nel frattempo, il padre di Laurel, il Detective Quentin Lance, è determinato ad arrestare questo misterioso vigilante che interviene nella città, mentre Moira sa molto di più – ed è molto più crudele – di quello che si potrebbe immaginare."

Basata sui personaggi dei fumetti della DC Comics, Arrow è della Bonanza Productions Inc. in collaborazione con la Berlanti Productions e la Warner Bros Television. Produttori esecutivi  Greg Berlanti (Green Lantern, Brothers & Sisters), Marc Guggenheim (FlashForward, Eli Stone), Andrew Kreisberg (Warehouse 13, The Vampire Diaries) e David Nutter (Smallville, Supernatural, Game of Thrones).

2x21 - Lupi e Draghi continuano il Gioco dei Troni nella ristampa del secondo volume

Con somma gioia dei nuovi fan trainati dal successo della serie tv, il sodalizio fra HBO e Mondadori continua, e dopo le ottime vendite del primo volume pubblicato solo recentemente, un secondo libro della serie Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, meglio conosciuta nel suo adattamento televisivo col titolo Game of Thrones, giunge sugli scaffali. Anche questa volta ci troveremo come copertina una delle immagini promozionali utilizzati per la serie tv, incentrate stavolta sulla seconda stagione: ciò dipende dal fatto che la storia raccontata nel tomo, è la medesima che abbiamo occasione di seguire proprio di questi tempi sui canali Sky Cinema.


Di seguito la sinossi ufficiale dalla quarta di copertina:

“Nel cielo dei Sette Regni, travolti da una guerra devastatrice, compare una cometa dal sinistro colore di sangue. È l’ennesimo segno di immani catastrofi che si stanno preparando? L’estate dell’abbondanza sembra ormai definitivamente passata, e ben quattro condottieri si contendono ferocemente il Trono di Spade. Intanto al di là del mare caldo l’orgogliosa principessa in esilio Daenerys Targaryen è pronta a rischiare tutto per la corona che le appartiene di diritto. Solo per lei, forse, la cometa di sangue non è un presagio di tragedia ma l’araldo della riscossa? Mentre lo scontro continua, qualcuno tesse un’inesorabile tela di morte. All’estremo Nord, oltre la Barriera di ghiaccio, forze oscure vanno facendosi sempre più minacciose… In una terra di sinistra magia e violenza, ma anche di eroismo e passione, è ambientato il secondo volume della saga “Le cronache del ghiaccio e del Fuoco”, l’attesissimo seguito de Il Trono di Spade e Il Grande Inverno.”

Il titolo altisonante scelto per l'edizione italiana è Il Trono di Spade: Il Regno dei Lupi e La Regina dei Draghi, che come lascia presumere, racchiude i due libri omonimi pubblicati diversi anni fa. Mondadori giustifica questa scelta editoriale come un parziale ritorno sui suoi passi per venire incontro alle esigenze creative originarie dell'autore, George R.R. Martin. Il volume presenta gli stessi elementi di successo già assaporati nel precedente: personaggi carismatici, punti di vista differenti della medesima storia, sottotrame ad intreccio con intrighi di sesso e potere, concitata azione e nonostante la già nota reinterpretazione degli elementi fantasy, una progressione costante in tal senso, strizzando maggiormente l'occhio al supernatural. Vengono introdotti nuovi regni e personaggi dapprima solo accennati o messi in secondo piano, e questo permette al lettore di sperimentare la storia tramite nuove angolazioni. Al solito prezzo di 15,00€ avrete modo di portarvi a casa in un corposo formato di 982 pagine, il secondo emozionante capitolo della popolare saga fantasy che ha riscritto il genere: un must imperdibile.

lunedì 14 maggio 2012

2x20 - Spider-Man cambia costume, identità e colore della pelle

Il passaggio di consegne è una pratica alla base della vita piuttosto in uso nella quotidianità di tutti i giorni: spesso avviene previo salto generazionale, altre volte grazie ad un progresso gerarchico, ed altre volte ancora per la cessazione di un'attività, talvolta anche con tragedie come sfondo. Nel mondo fantastico, questo può avvenire lasciando un segno indelebile spaccando il fandom in chi non sopporta il nuovo personaggio poiché affezionato al classico che ha imparato a conoscere ed amare, e chi stanco ed allontanato da un mondo che non lo stimolava più o intento ad avvicinarsici per la prima volta complice un nuovo inizio, adora la scelta fatta perché l'ingresso in scena di nuovi personaggi può portare una rottura delle regole come le si conosce, nuove personalità, caratteristiche e situazioni che ne scaturiscono, così come nuovi contesti famigliari, affettivi e sociali. Nell'universo Marvel, e più precisamente in quello Ultimate Comics, è successo recentemente un drastico cambio di testimone in seguito ad una tragedia che porterà l'arrampicamuri ad assumere un'altra identità. Sebbene gli eventi che vi appresto a recensire siano già resi pubblici dall'editoria italiana, per chi ancora non vuole sapere in dettaglio di cosa sto parlando, è meglio si fermi qui, viceversa, proseguete dopo il salto...

Una piccola ma doverosa premessa: quanto avviene, riguarda esclusivamente l'universo Ultimate Comics, inaugurato nel 2001, che riprende in mano gli eroi Marvel dalle loro origini, svecchiandoli e destinandoli ad un universo parallelo a quello classico, rivolto ai giovanissimi o ad un nuovo pubblico di fan. Quindi nell'universo Marvel principale, storia e personaggi non vengono intaccati.

Quando per una serie di circostanze, il ragno radiattivo contrassegnato col numero "42" finisce in contatto con Miles, mordendolo, gli conferirà poteri molto simili a quelli del suo predecessore. Sebbene Miles risulti dapprima spaventato e poi divertito delle sue nuove abilità, non apira a divenire un supereroe e ad usare quei poteri per aiutare le persone, semplicemente desidera trascorrere la sua adolescenza in maniera ordinaria e spensierata. Questo fino a quando non si troverà suo malgrado spettatore dello scontro fra Goblin e l'arrampicamuri, battaglia in cui Parker per vincere e salvare i propri cari dovrà pagare con la propria vita, venendo poi smascherato dai famigliari nei pressi della disastrosa battaglia. Al funerale del ragazzo, Miles è pervaso dai sensi di colpa: il caso o il destino, avevano dato anche a lui dei poteri, se fosse intervenuto nella battaglia, ora Peter sarebbe ancora vivo... ? Questa serie di eventi e l'incontro con lo S.H.I.E.L.D. porteranno Miles ad assumere l'identità di Spider-Man e a prendersi carico dei famosi grandi poteri e delle tanto proclamate e scomode grandi responsabilità che ne derivano.


La brillante storia, vede un passaggio di testimone anche negli intenti. Se Miles ha guadagnato i suoi poteri nello stesso modo in cui fece Peter, vuoi per background differente o per il panico all'idea di gettarsi in un mondo irto di (super)difficoltà al di là delle possibilità di una persona comune, Miles ha deciso di ignorare il richiamo alla lotta in costume, trovandosi tuttavia bloccato nel medesimo dualismo spirituale con cui Parker entrò in conflitto: un errore di valutazione ha portato il ragazzo indirettamente a scatenare una serie di eventi che hanno causato la morte di suo zio Ben, e lo stesso ha fatto sì che Miles non riuscisse a salvare Peter da morte certa. Le tragedie che si ripresentano sono l'ennesimo passaggio che quasi fosse una macabra e rituale tradizione, dona allo Spidey di turno, la responsabilità e la consapevolezza necessaria per capire come gestire un dono, che ha più il sapore di maledizione a causa delle perdite subite. 

Un plauso va fatto alla Marvel per il coraggio di compiere una scelta così azzardata e all'idea di rendere il nuovo simbolo di New York, un ragazzo afroamericano. L'idea bazzicava nella mente dei capoccia della casa delle idee sin dal 2008, anno in cui Barack Obama è divenuto Presidente degli Stati Uniti: l'evento storico che vedeva il primo afroamericano divenire la massima carica istituzionale americana prima aveva solo precedenti cinematografici, e rendere l'icona della grande mela più vicina alla situazione globale odierna. ha fatto sì nascesse l'idea di Miles Morales, figlio di un afroamericano e di un'ispanica. Da un punto di vista della realizzazione tecnica, la storia in due parti "Chi è Miles Morales?" letta ed analizzata in questa recensione vede la cura dei brillanti testi di Brian Michael Bendis e a supporto di questa valida sceneggiatura, i dinamici e giovani disegni dell'italianissima Sara Pichelli.

Ultimate Comics: Spider-Man presenta un nuovo inizio frenetico, destabilizzante e fresco, un'alta tensione narrativa con dei personaggi nuovi di zecca e privi di stereotipi del caso inflazionati da diverse produzioni incentrate sul simpatico Spider-Man di quartiere. Chiunque non abbia mai letto le storie del personaggio creato da Stan Lee, potrebbe cogliere dell'occasione per riscoprire l'eroe di ieri, con l'uomo di oggi.

domenica 13 maggio 2012

2x19 - Chronicle: avere superpoteri non significa essere supereroi

Vuoi per moda, vuoi per mancanza d'idee, sono sempre meno le storie originali che giungono nelle sale, e sempre di più sono remake e adattamenti di serie tv, libri, cartoni animati o fumetti a giungere nei cinema. In particolar modo i comic movie ormai sono diventati schematicamente un appuntamento fisso per i cinefili, ma c'è qualcuno che ha saputo prendere spunto dal trito e ritrito tema dei superpoteri per creare una storia inedita che si presenta come un documentario girato in found footage in grado di spaziare tra fantascienza, action e thriller; sono i ragazzi protagonisti di Chronicle.


Continuamente picchiato dal padre alcolizzato, Andrew decide di comprare una telecamera a basso costo per disincentivare le aggressioni del genitore. Nel giro di poco, quella telecamera lo accompagnerà dappertutto diventando una sorta di amica e confidente in un contesto in cui il ragazzo timido, impacciato e solitario fatica a ritagliarsi un posto nel mondo. Quando su consiglio del cugino Matt, decide di partecipare ad un rave clandestino, Andrew insieme a lui e ad un terzo ragazzo, l'aspirante attivista politico Steve, finiscono per scoprire in una cavità del terreno, un misterioso minerale luminoso che al contatto coi tre, dapprima cambia colore e successivamente fa perdere loro i sensi. La scena si sposta di qualche giorno, dove la telecamera di Andrew ci fa scoprire come i ragazzi abbiano acquisito dapprima dei poteri di telecinesi che permetterebbe loro di spostare le cose con la forza del pensiero, successivamente la superforza ed infine la capacità di volare: da qui in avanti è un escalation di scherzi, tentativi per guadagnarsi un posto nella società fino al delirio puro d'onnipotenza, che genera il caos più totale.


Sinceramente parlando, in quanti di voi, immaginando di possedere un superpotere, hanno pensato di utilizzarlo per aiutare qualcuno in difficoltà a dispetto di ricorrervi per fare scherzi, ottenere qualcosa che desidera o prendersi delle rivincite su terzi? Ecco, il cinedocumentario ha esattamente quest'intenzione: mostrare tre adolescenti completamente diversi quali un timido e problematico asociale, un ragazzo come tanti che non eccelle in particolar modo in nulla ed un atleta popolare in tutta la scuola, le cui personalità collimano a formare gruppo dopo l'acquisizione di poteri straordinari, e relazionarsici di conseguenza. E' in questo contesto che Steve li usa semplicemente per divertirsi, Matt li usa per sentirsi più confidente con sé stesso e porsi in modo differente con le ragazze, mentre Andrew sente finalmente di essere speciale per le sue abilità, divenendo presuntuosamente superiore agli altri e guadagnando poco a poco una sicurezza che si trasforma in delirio d'onnipotenza. Perché l'essere umano è fondamentalmente un essere egoista e perennemente insoddisfatto, e vivere in fruizione dell'aiuto del prossimo come spesso avviene nei film sul generis, risulta ipocrita e forzatamente buono... se c'è infatti una morale nel titolo è che avere superpoteri non significa necessariamente essere supereroi. La realizzazione tecnica è davvero pregevole: sfruttando l'ormai consona presa diretta, si passa da una camera all'altra, possano essere quelle di Andrew o Casey, la blogger che piace tanto a Matt, fino a quelle di sorveglianza degli edifici di Seattle, location in cui si svolge la storia, fino agli effetti speciali riguardanti le spettacolari esibizioni dei poteri dei tre protagonisti. Buona la recitazione che vede nel cast volti poco noti per fornire allo spettatore un maggior richiamo alla realtà e alla produzione dozzinale. Colonna sonora quasi assente, che non vi farà tuttavia sentire la mancanza di tracce musicali probabilmente inappropriate per la tipologia del prodotto.


Con la regia tipica che ha reso celebri titoli quali The Blair Witch Project e Cloverfield, e con tematiche che fanno un po' il verso a Sono il Numero Quattro, ci si trova di fronte ad un prodotto estremamente valido che nonostante il budget ridotto sorprende e incolla lo spettatore allo schermo, chiedendo cosa potrebbe mai succedere nella scena successiva. Mettendo insieme problematiche sociali, famigliari e adolescenziali, Chronicle risulta un film vincente e che si pone in modo realistico, mostrando che la potenza è nulla senza controllo. Per tutti gli appassionati di supereroi, questo film può risultare una piacevolissima disgressione che regalerà loro nuove prospettive sul tema.


sabato 12 maggio 2012

2x18 - Arrow: arriva il Telefilm di Freccia Verde

 The CW comunica una notizia che farà sicuramente felici tutti i lettori di comics: dopo il successo ottenuto dal pilot girato nelle scorse settimane, è ufficiale comincerà nel corso della prossima stagione televisiva, Arrow, serie che si ispira al popolare personaggio della DC Comics, Green Arrow, conosciuto in Italia con l'iconico nome di Freccia Verde. Nel cast tuttavia, a dare il volto al miliardario Oliver Queen, non tornerà Justin Hartley, già visto in Smallville, bensì Stephen Amell (New Girl, NCIS, C.S.I.). Qui di seguito la sinossi ufficiale comunicata dal network statunitense nel corso degli upfronts:

"Dopo un violento naufragio, il playboy miliardario Oliver Queen è dato per disperso e presunto morto per 5 anni prima di essere rintracciato in una remota isola del Pacifico. Quando Oliver torna a casa a Starling City lo accolgono la sua madre devota Moira, l’adorata sorella Thea e il suo migliore amico Thommy, ma i tre sentono che il ragazzo è cambiato dal suo soggiorno sull’isola. Mentre nasconde la verità sull’uomo che è diventato, Oliver si riavvicina ai suoi amici più vicini, in particolare alla sua ex ragazza, Laurel Lance. E mentre fa questo crea un’identità segreta – Arrow, una sentinella – che vendichi ciò che la sua famiglia ha subito e combatta il male della società per ristorare la vecchia gloria di Starling City. Di giorno Oliver è uno spensierato donnaiolo, mentre di notte opera nell’oscurità. Nel frattempo, il padre di Laurel, il Detective Quentin Lance, è determinato ad arrestare questo misterioso vigilante che interviene nella città, mentre Moira sa molto di più – ed è molto più crudele – di quello che si potrebbe immaginare."


Basata sui personaggi dei fumetti della DC Comics, Arrow è della Bonanza Productions Inc. in collaborazione con la Berlanti Productions e la Warner Bros Television. Produttori esecutivi  Greg Berlanti (Green Lantern, Brothers & Sisters), Marc Guggenheim (FlashForward, Eli Stone), Andrew Kreisberg (Warehouse 13, The Vampire Diaries) e David Nutter (Smallville, Supernatural, Game of Thrones).

venerdì 11 maggio 2012

2x17 - I like the basketball which Kuroko plays!


"Il Club di Basket della Scuola Media Teiko. Una squadra incredibilmente forte con oltre cento membri e tre campionati vinti consecutivamente. Tra i loro brillanti risultati, la generazione di cinque prodigi fu nota come "La Generazione dei Miracoli". Comunque, girava una strana voce riguardo La Generazione dei Miracoli... nonostante fosse relativamente sconosciuto, e non risultasse in nessun archivio delle partite, c'era un altro membro riconosciuto oltre ai cinque prodigi: il sesto uomo fantasma."


Questo è l'incipit alla base della trama di Kuroko no Basket (conosciuto col titolo internazionale "The Basketball Which Kuroko Plays"). La storia comincia alla cerimonia d'apertura del nuovo anno scolastico nel Liceo Seirin (un omaggio implicito alla squadra del Kappei di Dash! Kappei alias Gigi la Trottola?), in cui gli studenti più grandi provano a reclutare le matricole nei rispettivi club a cui appartengono. A quello di basket, non hanno aderito in molti, e se in quel minuscolo gruppo di aspiranti figura da una parte il gigantesco ed appariscente Taiga Kagami, che ha frequentato le scuole medie in America, dall'altra il silenzioso ed anonimo Tetsuya Kuroko senza nessuna particolare abilità fisica. Quando la squadra viene a sapere che Kuroko alle medie giocava nella Scuola Media Teiko e apparteneva alla Generazione dei Miracoli, il gruppo si arma di aspettative nel vederlo giocare, che si riveleranno mal ripagate a causa della sua presenza in campo quasi assente. Eppure, in una partita d'allenamento contro i senpai, i passaggi veloci e fulminei di un Kuroko invisibile come un ninja risulteranno indispensabili per l'intero team di kohai. Kuroko assume infatti metaforicamente, il ruolo di ombra: e più è forte la luce -analogia che rappresenta i compagni di squadra- più l'ombra diventa scura. Per progredire nel basket, Kuroko deve prima aiutare a progredire i suoi compagni. Ma la strada per riuscirci è lunga e dissemintata di ostacoli, visto che i cinque prodigi al termine delle medie, si sono divisi prendendo strade differenti, e se Kuroko vorrà far diventare Kagami il migliore giocatore del Giappone, dovrà per forza di cose eliminare uno ad uno i suoi ex-compagni.

Il titolo scritto e disegnato da Tadatoshi Fujimaki e serializzato su Shonen Jump, ha un plot che non brilla di originalità, in quanto presenta la struttura tipica dello spokon a cui il magazine ci ha abituato con titoli storici piuttosto noti nel nostro paese, quali Captain Tsubasa (conosciuto con Holly & Benji), Eyeshield 21 e Il Principe del Tennis: il formarsi di un team, la crescita dei personaggi tramite lo sport in quanto elemento simbolo di sacrificio, impegno, dedizione e gioco di squadra. Ma a differenza dei tre titoli sopra citati offre il prototipo di un protagonista tutto nuovo: Kuroko non è un campione solare, altruitsta e talentuoso come Tsubasa, non è timido, impacciato e dall'abilità latente come Sena né un genio, solitario e presuntuoso come Ryoma; bensì un ragazzo perfettamente normale, talmente normale da passare del tutto inosservato. Una personalità piuttosto tranquilla e passiva, ma che si lascia guidare dagli altri personaggi, risultando comico e dissacrante nell'estrema spontaneità dei suoi interventi e che non sogna di primeggiare diventando il più forte di tutti. Nella sua normalità, Kuroko è conscio dei propri limiti e di quanto nonostante l'impegno, più di tanto non possa migliorare, motivo per cui funge da perno per l'intera squadra. Infatti, è innovativa l'idea di un protagonista il cui scopo principale non è quello di primeggiare diventando il migliore, ma quello di agire in fruizione di un compagno di squadra più dotato di lui. Kuroko e Kagami sono agli antipodi: il primo è minuto e poco appariscente, il secondo è imponente e al centro della scena; se Kuroko è pratico di gioco di squadra e tecnica, Kagami è un concentrato di egocentrismo, forza e pura potenza... per crescere e farsi strada in questo mondo insomma, Kagami è costretto per forza di cose a lasciarsi guidare da Kuroko, nonostante il ragazzo abbia un'avversione pressoché totale verso i deboli come lui e debba quindi guadagnarsi il suo rispetto. Il dualismo agonistico che si respira nella serie pone lo spettatore a immedesimarsi per forza di cose in uno dei due personaggi, che insieme danno vita a scene piuttosto divertenti e inaspettate.


Tuttavia, i personaggi secondari non sono di contorno: a prescindere dall'innovativa idea di rendere una ragazza il coach della squadra, complice l'esperienza acquisita con il padre, noto preparatore atletico, il capitano e i nuovi primini del team con cui Kurono e Kagami accedono. Nonostante il tratto caratteristico di Fujimaki prediliga i bishonen, nella storia viene fatto capire che nessuno dei personaggi agli occhi delle ragazze appare particolarmente bello, e i vari membri della squadra non risultano come avviene spesso in questo genere di storie, per finire da contorno o fungere da supporto ai big; ognuno di loro ha un'abilità nella media, non brillando particolarmente ma facendo una degna figura in campo. La trama piuttosto lineare seguendo questi punti può rivelare diversi colpi di scena, per quanto i primi due episodi si siano mostrati molto godibili. Da un punto di vista della realizzazione tecnica, a cura della Production I.G. (Ghost in The Shell, Neon Genesis Evangelion, Kimi ni Todoke) le animazioni risultano sempre molto buone, fluide e dinamiche, criticabile la scelta di lasciare rigata l'ombratura sotto il mento dei personaggi più adatta all'originale cartaceo, anziché colorarla direttamente di nero, come è consono in animazione, molto bella la colonna sonora che mescola tracce rock a brani eurodance (facendo il verso al buon mix-tape utilizzato in Dear Boys).



La domanda che i fan del basket si staranno sicuramente ponendo, è: Jump ha infine trovato l'erede di Slam Dunk? La risposta è: assolutamente no. Kuroko no Basket è sicuramente una serie godibile e leggera che almeno in questo suo inizio risulta inferiore per character design e carisma dei personaggi rispetto al capolavoro di Takehiko Inoue, e si pone agli occhi dello spettatore in maniera diametralmente opposta, fornendo nuovi spunti di narrativa che promettono sicuro divertimento ed emozioni, ma probabilmente livelli di phatos e coinvolgimento minori, per quanto sia relativamente presto per giudicare. Ci troviamo di fronte ad un titolo che di primo acchito poteva sembrare già visto e su cui si poteva nutrire ben poche aspettative, ma la geniale idea di un protagonista che anziché primeggiare in quanto eroe, agisce nell'ombra per il bene altrui, è piaciuta molto perché può portare dinamiche estremamente interessanti e sperimentare nuovi sistemi di narrazione in un genere che fruiva sempre lo stesso messaggio limitandosi a cambiarne il mezzo. Una piacevolissima sorpresa da godere in leggerezza.

giovedì 10 maggio 2012

2x16 - Arjun: il primo film Disney animato in India

Buena Vista, Touchstone e Pixar sono solo alcuni dei grandi marchi fondati o che svolgono da partnership alla potente multinazionale Disney, portata sotto i riflettori non molto tempo fa acquistando Marvel. Ma ragionando più in piccolo, la casa delle idee non è stata l'unica ad essere acquista dai papà di Topolino, infatti UTV Software Communications, grande compagnia mediatica inidiana con ventennale esperienza alle spalle nella realizzazione di film, telefilm, cartoni animati e videogiochi. L'acquisizione della casa di Bollywood da parte del colosso americano, permetterà a Disney di dimezzare i costi di produzione di eventuali prodotti televisivi e cinematografici, e alla UTV stessa di fornire maggior visibilità mondiale alle proprie opere.


Il primo titolo a vantare la collaborazione dei due studios, sarà Arjun: Il Principe Guerriero, un lungometraggio animato incentrato sulla formazione dell'eroe più popolare della mitologia e della storia indiana, il cui nome dell'omonimo protagonista in hindi, significa per l'appunto valoroso o coraggioso. La particolarità del lungometraggio come il trailer qui di seguito avrà modo di mostrarvi, è la realizzazione dello stesso in 2d, tecnica che Disney sembra aver abbandonato dopo la realizzazione dei suoi titoli più recenti e celebri, abbinandovi però un'innovativo cel-shading. Per quanto gradevole, il risultato pare tuttavia legare i movimenti nell'azione più dinamica, ma prima di pronunciarsi in un risultato definitivo dovremmo aspettare di visionare il titolo per intero che nei cinema indiani arriverà il prossimo 25 maggio, e nel resto di mondo a data da destinarsi.


mercoledì 9 maggio 2012

2x15 - Ultimate Spider-Man: l'arrampicamuri torna in un cartoon irresistibile

Che il vostro simpatico Spider-Man di quartiere sia il personaggio Marvel più noto per eccellenza, non ci piove. Ormai tra fumetti, serie animate e adattamenti cinematografici, tutti sappiamo la storia di Peter Parker che morso da un ragno radioattivo ha sviluppato poteri e capacità di un ragno nella propria persona come la capacità di arrampicarsi sui muri, avere una grande agilità per saltare da una parte all'altra e il potere di avvertire i pericoli, quindi non ci dilungheremo su chi è Spidey e quanto questo personaggio ormai reso l'emblema di New York, sia importante nel panorama mondiale del fumetto, bensì della nuova sfavillante ed esilarante serie animata in onda da qualche settimana negli Stati Uniti sul network Disney XD.


Immagino che già solo il richiamo del canale di trasmissione, complice l'assorbimento di Marvel da parte di Disney, vi stia facendo inorridire al pensiero dell'orrendo mashup che può esserne derivato, ma potete stare assolutamente tranquilli: dopo le aspettative mal ripagate di un deludente X-Men: Evolution e il mediocre The Avengers: Earth's Mightiest Heroes, finalmente Marvel fa centro con un prodotto fantastico da vedere, ascoltare e soprattutto da amare; infatti le orecchie, gli occhi e il cuore dei fan dell'arrampicamuri si innamoreranno di Ultimate Spider-Man.


Come il titolo lascia presagire, la nuova serie animata si ispira all'ultima e più recente incarnazione fumettistica di successo di Spidey, per quanto ne prenda solamente alcuni elementi e ne introduce molti nuovi. Ecco le impressioni maturate dopo aver visto il doppio episodio pilota di 45 minuti intitolato "Grandi poteri e grandi responsabilità". Peter Parker, apparentemente studente liceale indossa la mschera di Spider-Man quando malfattori di ogni genere e supercriminali minacciano la tranquillità nella Grande Mela. Il nostro Uomo Ragno è in grado di fronteggiare queste avversità, tuttavia con solo un anno di esperienza da supereroe alle spalle, non lo fa certamente nel migliore dei modi, a causa di tempi di risoluzione del problema lunghi, vistosi danni al luogo dello scontro e alto pericolo di coinvolgimento degli innocenti cittadini. Tutto ciò gli è stato fatto notare da Nick Fury, a capo dello S.H.I.E.L.D. che offre a Peter la possibilità di essere addestrato e preparato a combattere guerre più importanti a fianco di eroi quali Captain America ed Iron Man. Inizialmente Spider-Man rifiuterà, ma una nuova ed incombente minaccia, lo costringerà a tornare sui suoi passi, sebbene questa scelta non lo collocherà subito ne I Vendicatori, ma lo vedrà accompagnato da un gruppo di coetanei già sotto la guida di Fury e più esperti, che avranno lo scopo di supportarlo e all'occorrenza fungergli da mentori: Power Man, Tigre Bianca, Pugno d'Acciaio e Nova.


La storia mescola la struttura narrativa tipica dei crime drama: una trama episodica che di fondo esplora la tessitura -sì, ci sta da dio, ora- di una trama più fitta ed articolata che cresce esponenzialmente di puntata in puntata. La gestione dei dialoghi è fresca, giovane ed innovativa: quando Spider-Man racconta qualcosa allo spettatore, la scena dietro di lui si freeza e rivolto con gli occhi alla camera, racconta con un dinamico utilizzo di flashback pieni di elementi ed analogie pop, eventi passati quali ad esempio le sue origini, gli incontri con i vari personaggi o un breve background dei cattivoni di turno. Ma non fraintendete: per quanto non vi siano vere e proprie storie d'origini, le cose che già vengono date per scontate agli occhi del telespettatore sono quelle viste nei vari film prodotti dai Marvel Studios. Oltre all'interessante trattamento rivolto ai dialoghi vanno esaltate le battute, se Spidey è noto per essere un gran simpaticone qui si supera con giochi di parole graffianti e ironici a metà fra l'esagerato Deadpool e l' unpolitically correct de I Griffin, intrattenendo anche un pubblico di spettatori più navigati che potrebbero non apprezzare l'universo Ultimate concepito da Marvel proprio per i più giovani. La realizzazione tecnica è inoltre d'altissimo livello, complice la collaborazione di studi giapponesi e coreani: le animazioni fluidissime e dettagliate sono uno spettacolo per gli occhi a prescindere dal contesto in cui ci si trova, fosse quello scolastico e quotidiano di Parker a quello dinamico e frenetico dei combattimenti di Spider-Man. Il doppiaggio è forse la perla di questa serie visti i nomi chiamati in causa a dar la voce ai suoi protagonisti: spiccano infatti Clark Gregg che dà la voce all'Agente Phil Coulson, personaggio che ha interpretato anche nei film di Iron Man, Thor e The Avengers uscito recentemente al cinema e di cui abbiamo parlato proprio qualche giorno fa, J.K. Simmons che presta la voce a J.Jonah Jameson come gli prestò il volto nella trilogia cinematografica di Spider-Man  e Stan Lee, creatore del personaggio stesso, che interpreta il saggio e carismatico Stan il bidello. 


Ultimate Spider-Man è una serie divertente, coinvolgente, ricca d'azione, ben scritta ed animata fruibile anche a chi non ha mai letto le avventure dell'arrampicamuri. Le battute graffianti e i dialoghi dissacranti, lo rendono un prodotto inadatto ai bambini per la difficile comprensione del testo, ma gli adolescenti e i più grandicelli lo adoreranno. Speriamo in una buona edizione italiana quanto prima!

martedì 8 maggio 2012

2x14 - Superman: tre inizi a confronto


L'Uomo D'acciaio è da considerarsi insieme a Batman, uno dei pilastri più solenni e importanti della DC, ma ragionando ancora più in grande, del fumetto americano; è infatti il simbolo dei comics. Nato nel 1938 sul mensile Action Comics, giunge poi anche in Italia sotto svariati editori con i più strambalati adattamenti e i bizzarri nomi, dapprima Ciclone, l'Uomo d'Acciaio e successivamente Nembo-Kid. Conosciuto ormai da più di mezzo secolo anche nel vecchio stivale con il nome di Superman, le storie di Clark Kent intrattengono i lettori da più di quattro generazioni, e nell'arco di questo tempo, l'eroe creato da Jerry Siegel e Joe Shuster, ha visto riscritte le sue origini svariate volte per soddisfare il pubblico figlio di tempi differenti; per capire nel tempo chi, cosa e come è cambiato e perché, prenderemo in esame tre storie importanti del super uomo, quella della sua prima apparizione negli anni "40, quella nata dalle influenze della serie tv Smallville e infine quella vista nel grande reboot universale del 2012.

Titolo: Superman
Autori: Jerry Siegel, Joe Shuster
Trama e considerazioni: Un uomo divide la propria vita tra una pacata e timida quotidianità da giornalista bonaccione e impacciato, a supereroe temerario che fronteggia con temerarietà criminalità, incidenti e disastri naturali. Il primo esperimento dell'Uomo d'Acciaio è talmente semplice e banale, da risultare decisamente obsoleto ad un lettore più navigato: le origini di Superman vengono spiegate nel giro di un paio di vignette con una particolarissima analogia con le formiche -probabilmente la cosa più sorprendente del capitolo stesso-, così come vengono già dati per scontati i rapporti tra i personaggi. La semplicità di questa storia che ha poco filo logico facendo passare Superman nel giro di poche tavole da un passaggio narrativo all'altro, è dipeso dal fatto che essendo il fumetto ai tempi un nuovo linguaggio di comunicazione, i concetti potevano trovare un'esposizione molto più intuitiva e immediata, senza molti fronzoli ed approfondimenti del caso. Ne sono un'ennesima riprova il design semplice e non distintivo, secondo cui Superman e lo sgherro di turno spesso differiscono agli occhi del lettore solo per il vestiario, così come i cliché sui rapporti tra lui e Lois, che desidera al suo fianco una personalità forte che Clark non può mostrare. Difficilmente fruibile al pubblico di oggi.

Titolo: Superman: Secret Origin
Autori: Geoff Johnes, Gary Frank
Trama e considerazioni: A differenza del breve racconto, questo è molto lungo, ben strutturato ed articolato. La natura mediatica della storia si nota da subito sia dall'importanza donata alle espressività dei personaggi che alle reciproche emozioni, tipiche delle atmosfere del teen-drama respirate nella longeva e fortunata serie tv Smallville, ma prediligendo alle fattezze di Tom Welling, i lineamenti importanti di Christopher Reeve, leggendario volto cinematografico della storica serie di film prodotta anni or sono. Partendo dall'infanzia con Martha e Jonathan Kent, e passando all'adolescenza tra l'infatuazione con Lana Lang, i giochi con Pete e l'incontro con la Legione dei Super-Eroi, arriveremo fino al reclutamento al Daily Planet e all'incontro con Lois, fino all'entrata in scena del Superman che tutti conosciamo. Di natura molto più commerciale, la storia mostra uno spessore psicologico e caratteriale, mantenendo saldi gli stereotipi dei protagonisti così come abbiamo imparati ad amarli da trasposizioni varie, concentrandosi prevalentemente nel dualismo luce/tenebre rappresentato da Clark e la nemesi per eccellenza, Lex Luthor. I due si incontrano a più riprese sin dall'adolescenza dello stesso Kent, fino a scontrarsi in età adulta, su binari opposti ma indissolubili. Sicuramente una storia dal gusto classico, accessibile a tutti.

Titolo: Superman Versus the City of Tomorrow
Autori: Grant Morrison, Rags Morales
Trama e considerazioni: Probabilmente un ibrido tra i primi due, si parte dando sì per scontate le origini dell'Uomo d'Acciaio, tuttavia non siamo ancora agli albori e al processo di formazione completa che lo ha reso il Superman che conosciamo: Clark è più giovane, istintivo e irresponsabile, non ha ancora un vero e proprio costume, ma una maglietta, un mantello, un paio di jeans e stivali. I suoi metodi ricordano molto più quelli del cinico e consumato uomo pipistrello, e soprattutto non ha ancora piena consapevolezza dei suoi poteri: Superman compie infatti salti incredibili, ma non sa volare, beh... non ancora! Del resto viene spiegato che questa storia ha svolgimento 5 anni prima a dispetto delle altre, e che il giovane Kent rimasto orfano dei genitori, ha assunto l'aspetto di Superman solo negli ultimi 6 mesi. Molta importanza è data ai dialoghi che comunque nel più dei casi vengono rappresentati in forma introspettiva e di contorno all'azione principale. Degni di nota i rapporti tra i personaggi, abbiamo il solito Luthor arrivista e calcolatore che dà la caccia a Superman per meri fini scientifici aiutato dalle forze del governo, e una Lois Lane che non ha quasi rapporti con Clark definendolo a più riprese timido e schivo. Se collochiamo la storia ai giorni nostri, scopriremo che lo storico globo dorato del Daily Planet viene distrutto -simbolo dei tempi che cambiano- per dare spazio ad una nuova sede dello stesso che porta la prorompente Lois a diventare responsabile dell'edizione televisiva delle notizia e a frequentarsi con un altro uomo che non è Kent. E' interessante vedere come sia nel flashback che nel flashforward, Clark risulti timido, triste e solitario, una nuova immagine differente e più complessa ed articolata della personalità dell'Uomo d'Acciaio in totale antitesi a quella gentile e sempliciotta che ci aveva abituato il ragazzo di campagna appena giunto a Metropolis. Di base un inizio diverso e stimolante per i nuovi lettori che potrà far storcere il naso a quelli più datati ed affezionati.

Ciò che si evince leggendo in sequenza queste nuovi origini, è che Superman esplora il tempo e studia le generazioni cambiando di conseguenza carattere e capacità, approcci alla vita, al suo compito, le sue origini e i suoi affetti in base a come cambiano costumi e mode, e lo fa non solo in senso metaforico visto che in questo rilancio, l'Uomo d'Acciaio indossa finalmente i pantaloni sopra le mutande! Divagazione comica che serviva soltanto a ricordarvi che per quanto differenti siano questi approcci, il richiamo alla giustizia e al sacrificio altrui rimane invariato nel tempo, e che Superman è e rimane quel kryptoniano che custodisce dietro quella S importante, un grande cuore umano avvolto dalla fiera bandiera americana.

lunedì 7 maggio 2012

2x13 - La Spada Laser esiste, e costa 99.95$

"Amico, sul serio! Fra qualche anno potremo affettare il tacchino con delle spade laser!"
Molti ricorderanno questa frase pronunciata da Marshall, personaggio interpretato da Jason Segel, in un episodio della serie tv I Met Your Mother. Ebbene, solo pochi anni dopo, l'azienda americana produttrice di puntatori laser, Wicked Laser, ha reso quelle parole realtà.


Il gadget realizzato in alluminio e policarbonato, una volta azionato sprigionerà un raggio laser che dalla base si espanderà per una lunghezza di 32", attribuendogli gli effetti ottici luminosi a cui ha abituati la storica saga di Star Wars, creata da George Lucas. Il funzionamento dell'oggetto è presto spiegato: un raggio laser viene diffuso attraverso un obiettivo ottico all'interno dell'impugnatura, successivamente la diffusione viene rilasciata all'esterno del tubo che uniformemente ricopre la superficie della lama, ed è qui che inizia il bello: una piccola sfera metallica permanentemente sospesa all'interno del diffusore reagisce ad una calamita celata nella punta della lama che attira grazie alla forza di gravità, la sfera verso di essa una volta che la lama sarà abbassata, generando l'effetto classico dello sprigionamento di energia ogni qual volta la spada viene attivata. Innalzata la spada, la sfera trova la sua naturale stabilizzazione permettendo alla spada di giostrarsi in mirabolanti evoluzioni, per ritornare a spegnersi una volta che essa riceve una forte pressione nel movimento, sganciando la sfera. Grande lavoro è stato fatto anche sul comparto sonoro visti che i principali suoni di sprigionamento, movimento e contatto saranno fedelmente riprodotti in modo naturale.


Un miracolo della tecnologia e del fanboysmo, quanto mai potrà costare? Molto meno di quanto pensiate: 99.95$, ma c'è di più! Potrete acquistare il fantastico gadget direttamente dal sito ufficiale Wicked Laser, visto che spedisce in tutto il mondo. Allo stato attuale non esiste ancora la lama ufficiale di Star Wars, ma è solo questione di tempo affinché riproduzioni perfettamente fedeli vengano lanciate sul mercato e successivamente impugnate da cosplayer... ehm, guerrieri Jedi, di tutto il mondo!

Ad ogni modo, trattandosi di un vero laser, l'azienda stessa ricorda che non è un giocattolo e può essere davvero pericoloso usarlo come tale! Quindi, usate la forza, responsabilmente!

2x12 - F³ Friends Fun Facts

Avete visto tutte le dieci stagioni di Friends e vi dichiarate dei super-fans? Sapete quante canzoni ha inciso Phoebe, con quante donne è stato a letto Joey e quanti kg ha perso Monica? Buon per voi! Ma sapete anche tutti i retroscena della serie, e le cose non dette dagli autori... ? Testate la vostra attitudine da Friends Addicted, leggendo i fatcs qui di seguito!

- La serie è ambientata a New York ma... è stata interamente girata a Burbank, California. Gli attori non hanno mai messo piede nella grande mela, neanche per girare gli shots nella fontana, presenti nella sigla;
- Il tema della serie in originale sarebbe dovuto essere "Shiny Happy People" dei R.E.M.;
- Jennifer Aniston era l'attrice più pagata nel cast;
- Le immagini della sigla ambientate nella fontana, sono state girate alle 5 di mattina al termine del party tenutosi dopo l'ultimo ciak della prima stagione, la maggior parte del cast era ubriaco;
- Tutti i nomi dei personaggi derivano dai protagonisti della soap-opera La Valle dei Pini;


- Benché nell'adattamento italiano si perda, in originale la frase più ripetuta nel corso della serie è "Noi avevamo rotto!"
- Courtney Cox avrebbe dovuto inizialmente interpretare il ruolo di Rachel, ma chiese di interpretare Monica dopo aver letto la parte poiché si sentiva più a suo agio in quel personaggio;
- Il "Come va?" di Joey è arrivato 4° nella classifica delle 20 frasi da rimorchio più usate nel 1994;
- Giovanni Ribisi, interprete di Frank, il fratello di Phoebe, aveva fatto anche un cameo nel corso delle prime stagioni come il ragazzo che accidentalmente lanciò un preservativo nella custodia della sua chitarra;
- In seguito ad una scommessa sul set fra Matthew Perry e Bruce Willis vinta dal primo, quest'ultimo comparì guest-star in due episodi senza percepire alcun compenso;


- Quando Matt Le Blanc si presentò al casting, aveva solamente 11$ nel suo conto in banca;
- Il titolo della serie doveva essere "Insomnia Cafè";
- Neil Patrick Harris, il Barney Stinsons di How i Met Your Mother, aveva superato le fasi preliminari del casting, sebbene non fosse ancora chiaro il personaggio che avrebbe poi dovuto interpretare;
- Sulle reti svizzere italiane, la serie arrivò col titolo "Amici";
- "Siete come Ross e Rachel!" nella cultura pop americana è diventata una frase di dominio pubblico per indicare una coppia litigiosa e dai grossi alti e bassi, venendo riciclata anche in altre serie;
- Quando Courtney Cox si sposò con David Arquette prendendone il cognome, nella sigla dell'episodio svolto a Las Vegas, tutti gli attori figuravano con il cognome "Arquette" in successione al loro;


- 52 milioni di telespettatori, è il record ottenuto in America per l'ultimo episodio della serie, 80, nel mondo;
- Bill Murray avrebbe dovuto interpretare uno zio truffatore di Joey, ma a causa di impegni multiplici sul set ha dovuto rinunciafre alla propria partecipazione;
- La storia d'amore principale nella serie inizialmente doveva essere fra Joey e Monica;
- La comparsa nello show di Robin Williams e Billy Crystal non era pianificata, ma i due si trovavano nell'edificio durante le riprese ed essendo fan della serie, hanno di buon grado improvvisato una comparsa;
- Il jingle "Gatto Rognoso" di Phoebe è stato utilizzato davvero in uno spot per promuovere lettiere per gatti;


- In uno speciale per lanciare la nuova stagione di Baywatch, David Hasselhoof e Michael Newman, corrono a sedersi su delle poltrone perché sta per iniziare una nuova puntata di Friends, citando i personaggi di Joey e Chandler quando facevano lo stesso con Baywatch;
- E' stato scartato per questioni di budget un doppio episodio ambientato in Italia, dove Joey andava a trovare una nonna in fin di vita con il gruppo a dargli sostegno;
- La Columbia University ha realmente un paleontologo chiamato David Schwimmer, omonimo interprete di Ross, personaggio che nella serie originale svolge per l'appunto il ruolo di paleontologo;
- Nella serie Cougar Town, compare come guest-star a fianco di Courtney Cox, Lisa Kudrow, interprete di Phoebe;
- La serie ha avuto un sequel e spinoff suddiviso in due stagioni, Joey, dedicato all'unico ed omonimo personaggio del gruppo ad essere rimasto single.


Allora? Queste cose le sapevate tutte o qualcosa vi è sfuggito? Una cosa è certa, a noi le storie di quei sei pazzi amici in quel di New York, mancano proprio tanto.